Personalità torremaggioresi

In questa pagina sono riportati i nomi delle maggiori personalità legate alla città di Torremaggiore. A breve seguirà una descrizione dettagliata per ogni torremaggiorese che in ogni campo (musicale, accademico, manageriale, medico, militare,politico, sportivo, culturale, sociale, ecclesiatico, etc…) si è distinto. Non sono presenti presso le sedi istituzionali locali nè archivi nè altro a tal riguardo, quindi, sono benvenute tutte le segnalazioni per poter incrementare questo archivio telematico di storia locale.

Il tutto è fatto senza alcuna pretesa;sicuramente sono presenti errori o imperfezioni, se qualcuno volesse contribuire ad inviarci materiale lo può fare scrivendo alla nostra mail

Sono inserite le personalità DECEDUTE, l’idea è quella di mettere a conoscenza la comunità locale e nello specifico le giovane generazioni, sulle personalità che in ogni campo si sono particolarmente distinte. Non uno sterile elenco, quindi, ma una pagina di storia locale che sicuramente mancava.

Ultimo aggiornamento 08-04-2024


( La riproduzione è subordinata alla citazione delle fonte -> Portale Web www.torremaggiore.com)

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SEZIONE STORICA

Federico II di Svevia – ” Stupor Mundi”

(Jesi, 26 dicembre 1194 – Fiorentino di Puglia, 13 dicembre 1250) Re di Sicilia, Duca di Svevia , Re di Germania e Imperatore dei Romani. Morì a Castel Fiorentino, in agro di Torremaggiore. (clicca qui per leggere i dettagli)

Violante De Sangro ( deceduta nel 1642) Duchessa di Torremaggiore vissuta tra il 1500 ed il 1600 – Moglie del marchese Paolo II De Sangro, donna di eccezionale cultura, abile amministratrice passò alla storia per le sue opere realizzate a Torremaggiore. A lei si deve la costruzione del Convento dei Cappuccini con annessa Chiesa di Santa Maria degli Angeli. Protesse le giovani spose e dotò le orfane; suggerì ed ottenne il completamento del Castello e promosse la costruzione del dirimpettaio Teatro ed altri manufatti. Fu amata dal popolo torremaggiorese.

Giovan Francesco De Sangro ( 1587 – 1628) Terzo Duca di Torremaggiore e terzo Principe di San Severo. Si fa carico della faticosa opera di ricostruzione conseguente al sisma del 30 luglio 1627. Lo stemma lapideo con le sue iniziali presenti al primo piano del campanile della Chiesa Matrice San Nicola di Torremaggiore confermano il suo intervento. Saranno i suoi discendenti a proseguire l’opera di ricostruzione poichè il feudatario di Torremaggiore muore improvvisamente a causa di un morbo contratto in precedenza durante una campagna militare in Africa.

Raimondo de Sangro “Il Principe geniale”

(1710 – 1771) esoterista, inventore, anatomista, militare, alchimista, letterato e accademico italiano. (clicca qui per leggere i dettagli)

Elisa Croghan (1845 – 1912)

Era la figlia di un rinomato botanico inglese. L’ultimo Principe di San Severo e Duca di Torremaggiore, Michele De Sangro, la conobbe a Parigi e se ne innamorò. E’sepolta nella Cappella dei De Sangro nel cimitero di Torremaggiore. Fu una donna molto generosa nei confronti della città di Torremaggiore e di San Severo. (seguirà descrizione dettagliata delle opere realizzate).

Don Tommaso Leccisotti (1895 – 1982) Padre benedettino, nato a Torremaggiore il 12 ottobre 1895 e morto a Montecassino il 3 gennaio 1982. Don Tommaso, al secolo Domenico Leccisotti, era il primogenito di dieci figli.

Don Tommaso Leccisotti - www.torremaggiore.com -
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Completate le scuole elementari a Torremaggiore, trascorse un anno presso il Collegio Massimo di Roma ed in seguito completò gli studi superiori presso il Collegio di Montecassino conseguendo la maturità classica presso il Liceo “Tulliano” di Arpino. Il 23 aprile 1915 fu chiamato alle armi: all’epoca i religiosi non erano esentati dal servizio militare. Dopo un corso alla Scuola Militare di Modena, venne inviato al fronte col grado di sottotenente di Fanteria. Congedato nel 1919, fu consacrato sacerdote nel 1922. Conseguì la laurea in Sacra Teologia nel 1924 presso il Collegio Internazionale di Sant’Anselmo in Roma e la laurea in Lettere nel 1925 presso l’Università “La Sapienza” di Roma. Nel 1933, per un anno circa, fu collaboratore dell’Arcivescovo di Milano card. Ildefonso Schuster. Tornato a Montecassino, iniziò a tempo pieno la sua attività di storico, paleografo e bibliotecario. Salvò il prezioso patrimonio dell’Abbazia di Montecassino dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, facendolo dapprima trasportare a Roma e poi ricomporre dopo il conflitto nella sua sede naturale. Fondatore e direttore della rivista “Benedectina”, fu scrittore infaticabile di oltre 150 opere. Tra le sue opere si citano: “Le colonie Cassinesi in Capitanata”, “Codex Diplomaticus Caietanus”, “Montecassino” e “Il “Monasterium Terrae Maioris”, quest’ultimo, un tassello fondamentale della storia della nostra città. La Comunità di Torremaggiore gli ha dedicato un’ampia arteria viaria, che si raccorda con la strada provinciale per San Severo, un Centro Attività Culturali, che dal 1987 opera nel settore storico e culturale, una scuola cittadina d’Istruzione Superiore Secondaria di Secondo grado.

SEZIONE DEDICATA A COLORO CHE SI SONO DISTINTI IN AMBITO MUSICALE

Luigi Rossi (1597 – 1653) -> Compositore, musicista e maestro di canto italiano. Ebbe il merito di introdurre il melodramma italiano presso la corte di Francia e di fondare la cantata da camera. (clicca qui per leggere i dettagli )

SEZIONE DEDICATA A COLORO CHE SI SONO DISTINTI PER MERITI MANAGERIALI,IMPRENDITORIALI , PROFESSIONALI, ACCADEMICI ed ISTITUZIONALI

Alfonso Gildone (Torremaggiore ✭ 1° Novembre 1920 ✠ 13 Settembre 2014) – Figlio di Domenico, che fu perfetto esperto di vini e pietanze daune. Ironico e raffinato ad un tempo, don Alfonso per oltre mezzo secolo, da autentico anfitrione, oltre che accorto ristoratore, ha saputo dilettare, con banchetti e simposii di luculliana memoria – offerti nel suo mitico locale- nicchia “da Alfonso”, méta di buongustai di ogni parte e provenienza – i palati più esigenti e raffinati, portando alta, oltre i patrii confini, la tradizione della cucina torremaggiorese. Chi lo conobbe può ben affermare che, senza rendersene conto, riuscì ad esercitare il suo innato talento di artista della buona tavola non per mero profitto ma, quasi, per trasporto amoroso. (Mario A. Fiore)

Maestro Gelatière Michele Antonucci ( 1959 – 8/09/2023) –  Tra i pionieri del gelato artigianale nella nostra comunità cittadina dal 1982 ad oggi ha sempre rappresentato per i golosi di ogni età una meta fissa per degustare i suoi fantastici gelati. Lavoratore instancabile, imprenditore solare e profondamente innovatore ha portato a Torremaggiore molte novità a partire dagli happy hour domenicali e non solo dalla seconda metà degli anni Novanta. Aveva negli anni scorsi aperto anche una filiale della sua Gelateria su Corso Nazionale nella località turistica Termoli (Cb). I funerali si sono svolti sabato 9 settembre 2023 alle ore17.00 presso il Santuario di Maria Santissima della Fontana di Torremaggiore (Fg).

 

Avv. VINCENZO LAMEDICA (1878 – 1958) Illustre penalista, libero docente di Diritto Penale all’Università degli Studi di Bari. Fondatore della rivista “La Corte d’Assise” e “Il Mezzogiorno”, ha pubblicato opere giuridiche pregevoli: “Il Diritto di difesa (1939)”, “L’adulterio e il concubinato (1942)”, “Etica e diritto penale”, “Reato impossibile e rapina impropria”. Fu anche Sindaco di Torremaggiore e fu una delle figure più in vista del Partito Liberale, nonchè anche studioso di problemi agricoli ed economici. Subito dopo la caduta del fascismo ricoprì per poco tempo la carica di Commissario Governativo a Torremaggiore. E’ deceduto il 18 settembre 1958 ; durante la cerimonia funebre l’Avv. Francesco De Pasquale, suo amico e compagno di lotte giudiziarie, recò l’ultimo saluto di tutti gli avvocati di Capitanata, che lo stimarono e lo ammirarono per le sue preclari doti di intelligenza e di attività.

Ing. FILIPPO CELOZZI (1883 – 1942) Direttore Generale delle Ferrovie dello Stato. Durante la Grande Guerra nel 1915 come Capo dell’Ufficio Movimento di Udine regolò il servizio di trasporto nella zona dell’Isonzo. Si occupò anche dello sgombero del recupero dei materiali che servirono per difendere il Piave. Nel 1921 rappresentò il Governo nelle trattative per la composizione dello sciopero dei ferrovieri. Uomo generoso, fu ricordato per la sua bontà ed il suo altruismo. Torremaggiore gli intitolò anche una Scuola di Avvimento Professionale a tipo Industriale e una Scuola Media inferiore.

Prof. Renato ROTELLI ( 1875 – 1967) Professore e funzionario del Provveditorato agli Studi e membro del Consiglio Provinciale Scolastico di Teramo. Prese parte alla Grande Guerra con il grado di Capitano di Fanteria meritandosi varie decorazioni al valor militare. Fu anche scrittore e pubblicista ed ottenne la Medaglia d’Oro al merito della Cultura e della Scuola.

Avv. Giustiniano Venetucci (1876 – 1951) – vedere la sezione dedicata a coloro che si sono distinti per meriti politici.

Vice Pretore Giuseppe Leccisotti (1866 – 1935) Dottore in giurisprudenza; per lunghi anni tenne la carica di vice pretore che esercitò molto intensamente. Autorevole, studioso e competente nelle scienze giuridiche; della sua attività intellettuale restano numerosi scritti, di cui parecchi pasarono nella raccolta “Come Fiori” da lui compilata in onore dei suoi morti.

Comm. Arturo ROTELLI (1880 – 1945) Brillante funzionario dello Stato Italiano. Laureato in Giurispridenza con il massimo dei voti e lode, entrò poco dopo per concorso al Ministero di Grazia e Giustizia, che lo portò a diventare Direttore Generale della Divisione Culto. Studioso del Diritto Canonico, Civile ed Ecclesiastico fu Consigliere del Governo Italiano per i Patti Lateranensi del 1929.
Fu sempre sensibile ai problemi della Chiesa che egli amò e favorì con larghezza di mezzi. Ottonne dal Governo del RE l’onorificenza della Commenda. La morte lo colse nel 1945.

Ins. Margherita ROTELLI ( 1881 – 1961) Insigne educatrice, poliglotta, saggista e brillante conferenziere. Ottenne la Medaglia d’Oro al merito della Pubblica Amministrazione.

Dott. Felice Di Pumpo ( Torremaggiore 1898 – Roma 1965) . Nasce in Torremaggiore nel 1898, ottavo di nove figli: il padre Sabino Di Pumpo, la madre Filomena Aquilano.
Si distingue già negli anni del Ginnasio-Liceo: frequenta brillantemente il “Ruggiero Bonghi” di Lucera. E’ chiamato alle Armi insieme ai “ragazzi del 1899” per partecipare alla Prima Guerra Mondiale: sta frequentando il 2° anno del Liceo. Prima di partire per il fronte, Gli viene concesso di presentarsi all’ Esame di Stato e consegue la Maturità Classica.

Dott. Felice Di Pumpo - Magistrato Amministrativo - www.torremaggiore.com -
Dott. Felice Di Pumpo – Magistrato Amministrativo – www.torremaggiore.com –

Al termine del Conflitto, si iscrive alla Facoltà di Giurisprudenza in Roma: si laurea con il massimo dei voti.
Partecipa con successo al Concorso per Magistrato alla Corte dei Conti: è il Magistrato più giovane per età. Nel corso della prestigiosa carriera è nominato Primo Referendario della Corte dei Conti.
Ricopre numerosi incarichi. Gli viene affidato il compito di gestire i bilanci della Difesa.
Colpito da male incurabile, muore a Roma nel 1965. Ai Suoi funerali è presente la Rappresentanza del Governo Italiano e Gli rendono gli Onori i più alti Ufficiali della Nato.
Riposa nel Cimitero del Verano, in Roma.

Avv. Francesco De Pasquale ( 1886 – 1967) Avvocato penalista, toga d’oro. Stimato professionista ed oratore brillante fu l’autore del saggio: “Carducci nelle aule di giustizia”. Partecipò alla Grande Guerra come Ufficiale di Artiglieria meritandosi una particolare menzione e la Croce al Merito. Presidente della società “Dante Alighieri”, fu anche reggente del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati del Tribunale di Lucera. Fu anche candidato al Senato della Repubblica, come mazziniano indipendente, in rappresentanza del Partito Repubblicano Italiano.

Dott. Antonio Leccisotti ( 1867 – 1956) Dottore in Medicina. Durante la sua vita ebbe modo di manifestare la sua competenza amministrativa e l’animo sensibile ai problemi sociali. Istituì, prima che lo fosse per obbligo, la refezione scolastica. Curò il cimitero e vi introdusse l’uso dei loculi perpetui. Durante l’epidemia spagnola del 1919 ha provveduto come volontario al trasporto dei cadaveri.

Prof. Remo Fuiano  (1919-2007)

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“Questa è l’ora della mia partenza. Non mi domandate cosa ho preso da portare con me. Parto per il mio viaggio a mani vuote e con il cuore pieno di speranza” è l’annotazione che si legge nel quadernetto-diario di  Remo Fuiano, poco tempo prima della scomparsa, avvenuta nella notte tra venerdì 19 e sabato 20 gennaio 2007. Si concludeva con queste parole la sua esemplare esistenza terrena.

Nato in Torremaggiore il 19 settembre 1919, quartogenito di Nicola Fuiano e di Grazia Maria Lariccia, dopo il conseguimento del diploma di maturità raggiunse Torino per intraprendere gli studi universitari iscrivendosi alla Facoltà di Lettere. Con l’entrata in guerra dell’Italia, il 10 giugno 1940, fu chiamato alle armi e partecipò  al conflitto sul fronte slavo in veste di Sottotenente di Fanteria, guadagnandosi la Croce al Merito di Guerra.

Dopo l’interruzione bellica, riprese gli studi conseguendo la Laurea in Lettere presso l’Università degli Studi di Napoli il 4 dicembre 1945. Fu docente per ben quarant’anni prima come titolare di cattedra di Lettere nelle Scuole Medie Statali, poi come titolare di cattedra di Lingua e Letteratura Italiana e Latina nei Licei Statali, riscuotendo stima e consenso dai colleghi e dagli studenti per le sue qualità di docente equilibrato, mite, sempre disponibile al dialogo e dedito alla scuola con alto senso del dovere. Certamente tante le generazioni di liceali, successivamente anche affermati professionisti, che, ai tempi della scuola, hanno avuto il privilegio delle sue lezioni, beneficiando delle sue doti di insegnante. Vincitore di concorso, fu Preside di Scuola Media, prima a Moncalieri (TO), dopo a San Severo, alla “Giovanni XXIII”. Alla fine della carriera scolastica, gli fu conferita, dal Ministero della Pubblica Istruzione, la Medaglia d’Oro al Merito Distinto.

Uomo di vasta cultura, coltivò interessi diversi, privilegiando lo studio di Virgilio e di Dante, fu autore di testi scolastici, tra cui va menzionato “Latinitatis Exempla” (Loffredo Editore, Napoli), scelto ed usato in numerose scuole.

Assiduo donatore di sangue, meritò la Medaglia di Bronzo e la Medaglia d’ Argento dalla  Sezione A.V.I.S. di San Severo.

Profuse il proprio impegno negli ambiti dell’Azione Cattolica, affiancando l’opera pastorale dei Vescovi della Diocesi di San Severo, e ricoprendo svariati incarichi tra cui quelli di Presidente Diocesano degli Uomini di Azione Cattolica e di Presidente della Giunta Diocesana d’Azione Cattolica

Come ci ricorda “Il Quotidiano – Giornale del Mattino” del 23 dicembre 1959, unitamente al compianto Mons. Giuseppe Petruzzellis, sostenne la causa  dell’ascesa a dignità di Santuario della Chiesa dedicata a Maria SS. della Fontana in Torremaggiore; curò come redattore “Fons Perennis”, numero unico pubblicato nel primo anniversario della solenne proclamazione a Santuario della Chiesa Maria SS. della Fontana. Dopo la scomparsa dello zio Mons. Giuseppe Lariccia, ne proseguì l’opera, curando, unitamente a Padre Arturo da Visciano, la conclusione dei lavori della Casa della Divina Provvidenza, in Torremaggiore.

Più volte si dedicò con impegno e spirito di servizio nella vita politica locale, nelle file della Democrazia Cristiana, e fu chiamato a rappresentare la sua amata Torremaggiore nelle competizioni elettorali in qualità di  candidato al Consiglio Provinciale. ( Nota del dott. Marcello Ariano)

Avv. Antonio Venetucci Avvocato civilista, stimato e conosciuto come “l’avvocato della pace”. Persona dotata di notevole preparazione giuridica, fu un uomo di grande bontà e signorilità (AAA cercasi data nascita/morte e maggiori dettagli).

Avv. Elio Antonucci (16/03/1916 – 19/12/1972) Avvocato ed oratore brillante. Uomo dotato di acuta intelligenza oltre alla notevole preparazione generale e professionale. Dopo del secondo dopoguerra è stato uno degli esponenti più autorevoli del movimento politico “Fronte dell’uomo qualunque”. Dopo la dissoluzione del suddetto movimento, avvenuta nel 1949, si dedicò prevalentemente alla libera professione. Proseguì successivamente il suo impegno politico nella Democrazia Cristiana con incarichi dirigenziali ; grande era anche la sua capacità oratoria che gli permetteva, con una sola battuta, di mettere in ridicolo il discorso degli avversari politici. Fu altresì insignito di due croci al merito in qualità di deportato in Germania durante il secondo conflitto mondiale. Dal 1971 al 1972 fu Commissario del locale Ospedale Civile “San Giacomo” dando inizio ai lavori di ampliamento e rifacimento. ( leggi qui lo speciale di Torremaggiore.Com sull’Avv. Elio Antonucci >>>)

Tenente di Fanteria della Divisione "BERGAMO" Avv. Elio Antonucci - ritratto presso il campo di concentramento di Stanhobel. Il Ten. Avv. Antonucci è stato fatto prigioniero a Spalato il 9.9.1943 - www.torremaggiore.com -
Tenente di Fanteria della Divisione “BERGAMO” Avv. Elio Antonucci – ritratto presso il campo di concentramento di Stanhobel. Il Ten. Avv. Antonucci è stato fatto prigioniero a Spalato il 9.9.1943 – www.torremaggiore.com –

Fortunato Gallo (1878 – 1958) Impresario dell’Opera negli USA – Nato a Torremaggiore nel 1878 emigrò negli States a 18 anni, fondò e diresse la sua San Carlo Opera Company che divenne in breve tempo la più grande organizzazione operistica mobile degli USA. Di lui scrisse il quotidiano statunitense Evening Mail:” Nel modesto ufficio di Fortunato Gallo in Aeolian Hall vi sono molte fortografie, autografi di celebrità mondiali, attestazioni di affetto per l’impresario italiano: la Regina Elena, Mussolini, Harding…sono presenti numerose decorazioni estere ed italiane fra cui la Commedia della Corona d’Italia a testimoniare i trionfi ottenuti”. Nel 1923 a Roma il Capo del Governo, Benito Mussolini, volle riceverlo a Palazzo Venezia e gli donò una sua fotografia su cui scrisse: ” A Fortunato Gallo, vessillifero della italianità in America,bene augurando”. Negli anni trenta Gallo fece costruire a sue spese il grandioso Teatro Lirico Italiano, un grattacielo nel quale era presente un Conservatorio di Musica, la Compagnai Lirica, l’Orchestra Stabile Italiana e le Scuole di coro e danza.

 

 

 

 

 

Prof. MICHELE FUIANO (1916 -1998) – il Fondatore del Liceo Nicola Fiani di Torremaggiore

Prof. Michele FUIANO (1916-1998) www.torremaggiore.com

Il Prof. Michele Fuiano, (5/11/1916 – 17/11/1998) è nato a Torremaggiore(FG) da Luigi Fuiano e Rosa Lariccia, modesta famiglia di artigiani. Egli si dimostrò fin dalla tenera età brillante studente, tanto che il suo maestro Luigi Goffredo, avendo notato il valore del piccolo allievo, ne sollecitò e sostenne la continuazione degli studi.  Dopo la maturità si iscrisse alla Facoltà di Lettere Classiche dell’Università Federico II di Napoli dove si laureò con il massimo dei voti e la Lode.  Gli anni della fondazione del liceo Nicola Fiani. 1943-1954.

• La carriera professionale di Michele Fuiano iniziò in giovanissima età nell’anno scolastico 1937/38 come docente di Lettere italiane, latino e greco presso il Liceo Classico Matteo Tondi di San Severo e riprese, dopo la pausa della guerra, presso la sezione staccata di Torremaggiore, dove insegnò dal 1943 al 1950. La sezione staccata di Torremaggiore si era aperta nel 1943 con il prof. Angelo Maria (“Ninuccio”) Faienza, collega, collaboratore, ma soprattutto grande amico di Michele Fuiano.
• Nel 1944-45 Michele Fuiano subentrò a Ninuccio Faienza nella reggenza dell’Istituto e negli anni successivi intraprese tutte le azioni necessarie ad istituire un liceo autonomo a Torremaggiore, obiettivo certamente difficile all’epoca. Quegli anni, infatti, erano caratterizzati dal ritorno dei reduci dai campi di concentramento e prigionia e da grande disoccupazione soprattutto nel settore agricolo. L’istituzione di un liceo non rappresentava certo una priorità per i politici e gli amministratori del tempo, ma lo era per Michele Fuiano, Ninuccio Faienza e i loro colleghi. La situazione è stata sintetizzata perfettamente nel 1994 dal preside prof. Vittorio Romano (“Romanino”) Barassi, in occasione del cinquantenario della nascita del liceo Fiani: “il liceo “Fiano” è nato come sezione staccata del Tondi di San Severo, anno scolastico 1943/44, ed è cresciuto fino al 1952, anno in cui ottenne l’autonomia, magistralmente tenuto e animato dal Prof. Michele Fuiano, che noi consideriamo il vero fondatore”.
• E così, grazie alla tenacia di Michele Fuiano e dei suoi collaboratori, il 1° ottobre 1952, nacque il liceo autonomo di Torremaggiore intitolato a Nicola Fiani.
• Il prof. Fuiano fu il primo preside del primo liceo di Torremaggiore. Egli mantenne questo incarico per 2 anni, come ricorda il busto bronzeo eretto in suo onore dalla Città di Torremaggiore nell’atrio della scuola, prima di essere chiamato ad altri incarichi.
Gli anni della carriera dirigenziale e l’inizio della carriera accademica
Non è possibile disgiungere l’attività di insegnante e dirigente scolastico e ministeriale da quella accademica, poiché per molti anni esse furono svolte contemporaneamente. Tuttavia, per chiarezza espositiva, verranno descritte in successione.
La carriera scolastica e dirigenziale
• Nel 1950 Michele Fuiano ricevette l’incarico di insegnamento presso l’antico ed esclusivo Collegio Militare della Nunziatella di Napoli, L’incarico alla Nunziatella fu anche l’occasione per riprendere la collaborazione col suo maestro universitario, il Rettore Ernesto Pontieri ed iniziare la carriera accademica;
• Nel 1955 vinse il concorso a preside presso il liceo classico di Urbino “Raffaello”, fondato nel 1686, incarico che ricoprì per 2 anni;
• Nel 1957 fu richiamato a Napoli alla direzione del Collegio Universitario;
• Nel 1963 divenne Preside del Liceo Classico De Bottis di Torre del Greco (NA);
• Nel 1966, vincitore di concorso, fu nominato Ispettore Centrale dal Ministero della Pubblica Istruzione.
La carriera accademica e scientifica
• L’inizio dell’attività accademica. Successivamente al primo ritorno a Napoli, Michele Fuiano iniziò la sua collaborazione ufficiale con l’Università. Dopo alcuni anni di attività didattica e di ricerca scientifica svolta come assistente del suo maestro, Ernesto Pontieri, gli fu affidato dall’Università Federico II di Napoli l’insegnamento di Biblioteconomia presso la Facoltà di Lettere .
• Nel 1957, a coronamento di una serie di importanti studi storici sull’Italia del medioevo, vinse il prestigioso Premio Napoli (per comprendere l’importanza culturale del premio Napoli è sufficiente sottolineare che tra i suoi vincitori figurano personaggi come Piero Chiara, Giuseppe Marotta, Mario Soldati, Carlo Cassola, Raffaele La Capria) con il saggio “Napoli nel Medioevo (secoli XI – XIII)”.
• Nel 1971 vinse il concorso a professore ordinario di Storia Medievale ed ottenne la direzione della relativa cattedra presso la facoltà di Lettere dell’Università di Bari.
• Successivamente fu chiamato dall’Università ‘Federico II’ di Napoli – facoltà di Scienze politiche – prima alla direzione della cattedra di Metodologia della ricerca storica per poi passare a quella della cattedra di Storia medievale, dove si concluse la sua carriera.

Gli Studi e l’Attività.
Il Prof. Fuiano ha dedicato tutta la vita alla ricerca storica sul medioevo nell’Italia meridionale, con particolare riguardo alla Puglia, sua terra d’origine, ed a Napoli, sua terra d’adozione, senza mai venir meno all’esemplare impegno di educatore e maestro di giovani generazioni.
Autore di numerosi saggi e ricerche storiche pubblicate nelle più prestigiose riviste storiografiche e scientifiche, nel 1956 fu nominato per i suoi meriti scientifici socio dell’antica e prestigiosa Accademia Pontaniana che accoglieva i più insigni studiosi del meridione d’Italia (si ricordi, fra tutti, Benedetto Croce), e della Società Napoletana di Storia Patria.
Nel 1957 vinse il Premio Napoli, di cui si è detto in precedenza.
Nel 1976 ha ricevuto dal Presidente della Repubblica, per i suoi meriti scientifici e professionali, la medaglia d’oro ai “Benemeriti della Cultura”.

La famiglia
Sposò nel 1947 Anna Maria Biuso, figlia del Dr. Giuseppe Biuso, medico che per oltre 50 anni si è speso con abnegazione e riconosciuta perizia nella cura dei suoi concittadini.  Ha avuto quattro figli, Pierluigi, spentosi a soli 11 anni, un dolore mai sopito, Giorgio, professore ordinario di Nefrologia, Lidia, docente di Lettere e latino nei licei, per oltre venti anni in servizio presso il Ministero degli Affari Esteri, e Paolo, dottore in Scienze Politiche, consulente informatico.  Michele Fuiano ha svolto la carriera di dirigente e docente in varie città italiane (Torremaggiore, Urbino, Napoli, Roma, Bari), ma il legame con Torremaggiore ha pervaso sempre tutta la sua vita. Torremaggiore ha voluto ricordare questo suo figlio insigne intestandogli una strada.
Pubblicazioni:
1. La battaglia di Civitate (1053) – In: ‘Archivio storico pugliese’ vol. 2 (1949) p. 124-133
2. Una fonte dei Gesta Roberti Wiscardi, di Guglielmo di Puglia – In: ‘Convivium. Rivista di lettere, filosofia e storia’ (1950) p. 249-271
3. Niccolò Iamsilla – In: ‘Atti della Accademia Pontaniana’ Ser. NS, vol. 3 (1951) p. 327-346
4. Guglielmo di Puglia storico di Roberto “il Guiscardo” – 1951
5. La cultura a Napoli nei secoli IX e X – Genovese 1953
6. Alfano, Arcivescovo di Salerno, innografo di S. Matteo – In: ‘Rassegna storica salernitana’ vol. 16/17 (1955/56) p. 141-156
7. La fondazione del “Regnum Siciliae” nella versione di Alessandro di Telese – In: ‘Papers of the British School at Rome’ vol. 24 (1956) p. 65-77
8. Napoli dalla fine dello stato autonomo alla sua elevazione a capitale del Regnum Siciliae – Società napoletana di storia patria 1957
9. Napoli nel Medioevo – 1957
10. La penetrazione e il consolidamento della potenza angioina in Italia – Napoli 1959
11. La città di Napoli nelle lotte tra Innocenzo IV e Manfredi – In: ‘Studi in onore di Riccardo Filangieri’ Pt. 1 (1959) p. 259-282
12. I rapporti tra oriente ed occidente nell’attività culturale di Paolo Diacono della Chiesa napoletana nel sec. IX  – In: ‘Atti del 3° Congresso internazionale di studi sull’alto medioevo’ (1959) p. 397-412
13. La cultura a Napoli nei secoli VI e VII – In: ‘Atti dell’Accademia Pontaniana’ Ser. NS, vol. 9 (1959/60) p. 203-217
14. Studi di storiografia medievale – Giannini editore 1960
15. Lineamenti di storia del regno normanno di Sicilia – Giannini editore 1960
16. La penetrazione angioina nel Piemonte – In: ‘Archivio storico per le province napoletane’ vol. 78 (1960) p. 55-134
17. La cultura a Napoli nell’Alto Medio Evo – Giannini editore 1961
18. Echi di tempi moderni – Libreria Scientifica Editrice 1962
19. La battaglia di Vaccarizza – In: ‘Archivio storico per le province napoletane’ Ser. 3, vol. 3 (1963) p. 97-120
20. La città di Siponto nei secoli XI e XII – In: ‘Nuova rivista storica’ vol. 50 (1966) p. 1-41
21. La stampa nel Cinquecento: breve prospetto – Libreria Scientifica Editrice 1967
22. Le relazioni di Carlo I d’Angiò col Piceno meridionale (1968) – In: ‘Archivio storico per le province napoletane’ vol. 84/85 (1968) p. 117-174
23. Insegnamento e cultura a Napoli nel Rinascimento – Giannini editore 1969
24. Napoli normanna e sveva – Società editrice Storia di Napoli 1969
25. Città e borghi in Puglia nel Medioevo – Libreria Scientifica Editrice 1972
26. Libri, scrittorii e biblioteche nell’alto Medioevo – Libreria scientifica Editrice 1973
27. L’età degli incunabuli : brevi note – Libreria Scientifica Editrice 1973
28. Maestri di Medicina e Filosofia a Napoli nel Quattrocento – Libreria Scientifica Editrice 1973
29. Scriptorii e Biblioteche in Puglia nei Secoli XI e XII – Libreria Scientifica Editrice 1973
30. Appunti di bibliologia – Libreria Scientifica Editrice 1973
31. Carlo I D’Angiò in Italia : studi e ricerche – Liguori 1974
32. Studi di storiografia medioevale ed umanistica – Giannini editore 1975
33. Libri di diritto a Genova nel secolo XIII – In: ‘Atti e memorie della Società Savonese di Storia Patria’ Ser. NS, vol. 9 (1975) p. 105-114
34. Signorie e principati. In ‘Nuove questioni di storia medievale’p.325-355 Marzorati 1976
35. Vicende politiche classi sociali in Puglia dopo la morte di Federico II nelle cronache del cosidetto Jamsilla e di Saba Malaspina – In: ‘Archivio storico pugliese’ vol. 30 (1977) p. 155-168
36. Itinerari storici e letterari – Giannini editore 1977
37. Economia rurale e società in Puglia nel Medioevo : studi e ricerche – Liguori 1978
38. Castelli in Puglia nei secoli X-XIII – In: ‘Archivio storico pugliese’ vol. 31 (1978) p. 25-45
39. La colonia slava di Devia nel corso del secolo XI – In: ‘Atti dell’Accademia di Scienze Morali e Politiche in Napoli’ vol. 90 (1980) p. 8-14
40. Castelli in Puglia nel periodo normanno-svevo – In: ‘Castelli e strade – II Congresso internazionale’ (1981) p. 155-168
41. Monte Sant’Angelo nel secolo XI – 1982 –  In: ‘La montagna sacra. San Michele Monte Sant’Angelo il Gargano’ (1991) p. 1-8
42. Un compendio di Aristotele del Quattrocento – In: ‘Atti dell’Accademia di Scienze Morali e Politiche in Napoli’ vol. 95 (1984) p. 7-22
43. Un’ipotesi di lavoro: cavalieri di Capitanata alla prima crociata – 1984
44. Eloisa: un mito medievale dell’eterno femminismo – Giannini editore 1985
45. Spiritualità e cultura a Napoli nell’Alto medioevo – Liguori 1986
46. Scritti minori – Giannini editore 1988

Ins. Donna Lucia Di Ianni – «In una strada interna del paese, ad un crocicchio, in una specie di depressione ove confluiscono le acque piovane, si trova una casetta ad un piano con i balconcini pieni di gerani rossi: è la casa di donna Antonia la maestra. «La maestra è una donna sui settant’anni dai grandi occhi neri vivacissimi e la treccia bianca. È in pensione da qualche anno, ma non può vivere lontano dalla scuola ed ogni giorno la sua passeggiata ha per meta l’edificio scolastico. Il direttore la riceve con molto garbo; i bidelli le chiedono ogni volta: “Non sapete proprio scordarvi dei marmocchi, donna Antonia?” «“Ai miei tempi” dice sempre la vecchia maestra. “Precisamente ai nostri tempi” affermava una delle maestre anziane “gli allievi rispettavano l’insegnante, e i genitori la riverivano; ora non c’è che una razzaccia di maleducati,e con che lingua!” …
«“Sono le nuove idee penetrate nel cervello di questi zotici” affermava donna Antonia. “Seguite il mio esempio; circondatevi di bambini di famiglie migliori. Quelli vi rispettano, vi riveriscono, vi stimano, eppoi sono sempre signori”. «Tuttora i bambini dei signori convengono in casa sua. Donna Antonia aveva aperto un doposcuola nella stanza a piano terreno: panche, tavolini, sedie, una lavagna. Era sostituita nel lavoro da una nipote, mentre ella faceva da direttrice; così trascorreva tra i ragazzi parte della giornata, senza dire che la sua presenza era indispensabile per l’autorità del doposcuola. Ma la nipote non aveva le capacità intellettuali della zia, che anzi ella era quasi ignorante. La rendevano interessante il suo bel viso e la singolare dolcezza di modi; così i ragazzi le erano veramente
affezionati e il doposcuola era frequentato. «Immacolata, così si chiamava la bella nipote di donna Antonia, era orgogliosa di presentare i suoi allievi con quel suo fare garbato. I bimbi dicevano:Riverisco”; s’inchinavano, si sedevano.»
Tratto da M. A. FIORE, Antonio Lamedica da Torremaggiore ─ l’Amico, l’Uomo, il Sacerdote – tra cronaca, poesia e storia, Roma, 1995, p. 194.

 

 

Prof. Gaetano D’Andrea ( Luco dei Marsi AQ 05-03-1938 / Torremaggiore FG 05/05/2023) – Educatore, filosofo, docente di Storia e Filosofia è stato il promotore del gemellaggio tra il Liceo Nicola Fiani e l’Hutchinson Central Technical High School di Buffalo ( Stato di New York – U.S.A. ) nel 2002. 

Nato a Luco dei Marsi, in provincia dell’Aquila il 5 marzo del 1938 dopo gli studi liceali compiuti nella sua regione, seguendo il suo interesse per la letteratura e soprattutto per la poesia si iscrisse alla facoltà di lettere presso l’Università Federico ll di Napoli, ma dopo un biennio si trasferì alla Sapienza di Roma per proseguire negli studi di filosofia, evidentemente più consoni alla sua sensibilità. Si laureò a pieni voti con una tesi sul dialogo Marxismo e Cristianesimo. Essendo profondamente credente, vedeva con sofferenza le ingiustizie sociali e nell’atmosfera di apertura al dialogo auspicato dal Concilio Vaticano ll, si avvicinò ai partiti di Sinistra. Guardava con simpatia alla Teologia della Liberazione e durante la stagione del 68 si adoperò attivamente in movimenti spontanei per eliminare lo sconcio delle baraccopoli nella periferia romana. L’ incontro con alcuni colleghi sindacalisti nei primi anni di insegnamento gli fece scoprire l’opportunità di proseguire il suo impegno sociale nell’ambito del sindacato. Si iscrisse alla CISL Scuola rivestendovi anche ruoli significativi e di responsabilità. Fece introdurre nella Scuola Media di Torremaggiore il tempo prolungato per i ragazzi più svantaggiati, impegnandovisi personalmente nell’insegnamento per molti anni. Ma quando passò all’insegnamento della Storia e della Filosofia nel Liceo Scientifico, poté esprimere al meglio le sue potenzialità di educatore avendo di fronte interlocutori capaci di recepire pienamente il suo messaggio culturale e sociale. La cultura non doveva rimanere fine a se stessa, ma doveva aiutarci a vivere con consapevolezza e a vivere per gli altri. L’esortazione alla dimensione sociale traspariva da ogni sua frase. Bisogna a realizzare al meglio se stessi per poter contribuire al benessere di tutta la società. In questa ottica si comprende la fondazione dell’Associazione Torremaggiore Buffalo. Bisognava uscire dai propri schemi,guardare fuori del proprio orizzonte per arricchirsi culturalmente e umanamente. Era dispiaciuto per la fuga dei cervelli, ma nello stesso tempo spingeva i suoi ragazzi ad andare fuori, con la segreta speranza che potessero tornare arricchiti e mettere le loro esperienze al servizio della comunità di Torremaggiore.

Già professore di storia e filosofia del Liceo Nicola Fiani di Torremaggiore. E’ stato un uomo di grande cultura, aperto alla conoscenza e molto apprezzato dai suoi studenti. I suoi ex alunni lo ricordano così: attento all’ascolto, severo ma giusto ed equilibrato nel giudizio con una incommensurabile passione per la sua professione. Molto eclettico, curioso, stimolatore del pensiero critico che trasmetteva in ogni lezione ai suoi alunni. Lascia un grande vuoto ai suoi alunni e a tutta la comunità torremaggiorese che gli deve essere grata per la sua intuizione sul gemellaggio con Buffalo. Un docente di grande spessore, amato dai suoi alunni che nel 2002 è stato il promotore del gemellaggio tra il Liceo Nicola Fiani e l’Hutchinson Central Technical High School di Buffalo ( Stato di New York – U.S.A. ). Gemellaggio tutt’ora in corso, infatti esattamente il 9 gennaio 2023 una delegazione di studenti del Buffalo State College è venuta a Torremaggiore per effettuare uno stage didattico presso l’I.C. di Via Pietro Nenni. Dopo del gemellaggio tra le due scuole più tardi ci fu anche il gemellaggio tra le città di Torremaggiore e Buffalo. Fu Presidente dell’Associazione Torremaggiore Buffalo e portò gli studenti torremaggioresi del Fiani a più riprese negli States. I funerali si sono svolti lunedì 8 maggio 2023 alle ore 10.30 presso la Parrocchia dello Spirito Santo di Torremaggiore. 

 

Matteo Colacchio ( 1911 – 1982) Uomo dotato di grande umanità, tecnico di valore, pioniere della trasformazione razionale e della moderna industrializzazione dei prodotti agricoli; fu tra i fondatori nel 1960 della Cooperativa Agricola FORTORE che diresse con serietà, dedizione e competenza fino alla morte.

Cav. Dott. Silvio Scudero ( 13/8/1914 – 30/05/2001)

Cav. Dott. Silvio Scudero ( 1914-2001) – www.torremaggiore.com –

Si diplomò ragioniere a Barletta e conseguì la laurea in Economia e Commercio preso l’Università degli Studi di Bologna. Frequentò la Scuola Allievi Ufficiali di Bergamo. Durante la Seconda Guerra Mondiale combatté, col grado di tenente, in Albania e, in appresso, mantenne avamposti d’artiglieria lungo la costa occidentale del Salento. Fu direttore della sede torremaggiorese del Banco di Torremaggiore e San Severo e, successivamente, diresse la Banca Popolare Agricola e Commerciale di Torremaggiore, della quale fu, in seguito, presidente. Tale istituto, in virtù del grande impegno ch’egli vi profuse, contribuì, negli anni sessanta, settanta ed ottanta, alla ripresa dell’economia torremaggiorese. Fu eletto più volte consigliere comunale ed anche vice-sindaco tra le file della Democrazia Cristiana, nel cui ambito svolse intensa attività politica. Noto semplicemente come ‘don Sìlvië’ (‘Sëlviúccë’ per gli amici), fu uomo integerrimo, che incuteva rispetto e stima, ma era, nondimeno, cordialissimo e dotato di spirito arguto e brillante; ricorreva spesso ad un suo bagaglio di aforismi latini, tra cui molti, tra i più anziani, non dimenticano quel suo “Sutor ne ultra crepidam!” (“Ciabattino, non andare oltre le scarpe!”), rivolto ad un avversario politico, nel corso di un pubblico comizio. Ha avuto, tuttavia, nella sua vita di uomo giusto, molti più amici che avversari. Resta ancora nella memoria e nell’affetto dei suoi concittadini e di quanti lo conobbero, non solo per lo spirito filantropico e la lungimiranza d’economista con i quali incentivò e sostenne le attività lavorative di tanti (le giovani leve, in particolare), ma anche per essere stato il presidente del Torremaggiore Calcio negli anni cinquanta quando la nostra squadra rosso-blu arrivò in IV serie (l’odierna Serie C1). Dedito da sempre allo sport, egli stesso, peraltro, in gioventù, vi aveva giocato nel ruolo di portiere. Ricoprì, nel torno degli anni ’60, la carica di presidente dell’USL Fg/1: ne gettò le basi, ne fondò la sede e la dotò, dal 1961, di una Scuola Infermieri Professionali. Torremaggiore gli ha intitolato una strada. Fu insignito delle onorificenze di Cavaliere della Repubblica e, poi, di Ufficiale al Merito della Repubblica Italiana.

Prefetto Gaetano Ariano ( 1909 – 1999)

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Galantuomo d’altri tempi e Prefetto della Repubblica è stato Gaetano Ariano, nato a Torremaggiore il 23 ottobre 1909, da Giuseppe, medico veterinario, e da Angela Ricci, e venuto a mancare a Varese il 9 luglio 1999.
Conseguita la maturità classica presso il Liceo “R. Bonghi” di Lucera, dopo la Laurea in Giurisprudenza all’Università degli Studi di Bologna, nell’anno 1934 entrò nell’amministrazione civile del Ministero dell’Interno. Fu Capo di Gabinetto a Savona dove sposò Angela Scarpa, figlia del noto industriale elettrotecnico Giovanni Scarpa.
Su di lui è stato scritto che fu “uomo di acuta intelligenza, di dirittura morale, di instancabile operosità”, e nel corso della sua carriera, ricoprendo posti importanti, fu chiamato a incarichi delicati e difficili. A Foggia, dove prestò servizio dal 1946 al 1951 come Capo di Gabinetto, lasciò vivissimo il ricordo della sua opera equilibrata, paziente e moderatrice svolta in un periodo particolarmente difficile a causa dei profondi conflitti che travagliavano la vita sociale e politica della Capitanata postbellica.
Fu a Bergamo Vice Prefetto Ispettore e poi Prefetto Vicario, nel settembre 1962 nominato Prefetto in Sicilia, a Enna, lasciò a Bergamo un ricordo assai vivo e indimenticabile come poi a Sondrio dal 1963 al 1969 e, infine, a Varese. Ovunque le sue doti di generosità, di apertura mentale ed equilibrio lasciarono un segno indelebile.
Non mancava mai di recarsi, appena possibile, nelle festività, nella sua Torremaggiore, profondamente legato alla famiglia di origine, alla madre, alla sorella, al fratello.
Ebbe legami fraterni e affettuosi con l’on. Gustavo De Meo, già Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri e di altri importanti dicasteri. Negli anni di servizio a Sondrio ospitò in Prefettura l’allora Presidente del Consiglio on. Aldo Moro, il quale gli espresse, anche in uno scritto, i sensi del suo apprezzamento e della sua stima. Negli ultimi della sua carriera trascorsi a Varese come Prefetto di 1° Classe, fu assai stimato e apprezzato in quella che era una società industriale nel periodo del suo massimo sviluppo e fulgore, con industriali e personalità come il Cav. Giovanni Borghi, fondatore della IGNIS.
Pur rivestendo una carica di alto prestigio non disdegnava di aiutare chiunque ne avesse bisogno, anche se umile o di modesta estrazione, ed era sempre equilibrato e rispettoso delle opinioni altrui.
Nel trascorrere degli anni è sempre rimasto legato profondamente alla sua terra di Puglia, alla sua Torremaggiore, dove si è sempre puntualmente recato finché le sue condizioni di salute glielo hanno consentito. ( Nota del dott. Marcello Ariano)

Ing. Luigi Grassi Benemerito professionista, si deve a lui l’iniziativa di voler realizzare nella tratta da Torremaggiore e San Severo una tramvia elettrica che fu inaugurata nel 1925 ma completata nel 1927. Il tram era costituito da due motrici, due rimorchi e un locomotore, con capolinea presso l’edificio scolastico “San Giovanni Bosco”; cessò di funzionare nel 1962 e fu sostituita da autobus. All’inaugurazione del tram era presente il Segretario del Partito Nazionale Fascista Augusto Turati.

Ing. Luigi Grassi – l’ingegnere della tranvia Torremaggiore San Severo – www.torremaggiore.com –

L’ingegnere Luigi Grassi è stato un esponente altamente qualificato di quel ceto tecnico-professionale (ingegneri, medici, architetti, tecnici ed economisti agrari), emergente in Capitanata nel corso del primo cinquantennio del secolo XXº, il cui contributo alla soluzione delle innumerevoli problematiche provinciali (bonifiche, trasformazioni fondiarie, irrigazione, lotta al paludismo e alla malaria, innovazioni infrastrutturali) fu di non poco conto, anzi, rappresenta, sul piano storico, una delle peculiarità nei processi di modernizzazione del territorio pugliese.

Di modeste origini – il padre, Michele, è intagliatore ebanista, la madre “donna di casa” si chiama Concetta Angelitto – nasce a Torremaggiore, “nella strada di Santo Nicola”, il 20 ottobre 1870, compie gli studi universitari a Napoli, conseguendo la laurea in ingegneria civile il 6 settembre 1894. Già la scelta di un percorso impegnativo di studi è indice del suo abito mentale, della sua volontà di affrancarsi dallo stato di appartenenza e di progredire socialmente attraverso l’istruzione e l’attività professionale. Si può ritenere che l’orientamento del giovane Grassi sia di “rottura” rispetto al sistema dei valori culturali e ideologici allora dominanti e alla consolidata prassi meridionale del tempo, più che altro giuridica e letteraria. La sua scelta, in sostanza, assecondata dalla famiglia con gravi sacrifici, significa che egli si dispone ad affrontare la realtà del suo tempo con una nuova mentalità, quasi un antesignano nel concepire il “sapere” collegato al “fare”.

Dopo la laurea, ritorna a Torremaggiore. In breve tempo, trova ampi spazi per l’esercizio della professione, essendo la città, nei primi lustri del Novecento, in fase di espansione edilizia. Si guadagna la stima e la fiducia dei propri concittadini, è chiamato a progettare numerosi edifici privati, non solo, ma progetta e dirige molte opere pubbliche di notevole importanza. Tra queste, ricordiamo gli edifici scolastici di Troia, Casalnuovo Monterotaro, Serracapriola, la strada circumgarganica Mattinata-Vieste, il ponte sul Fortore tra Casalnuovo e Colletorto, etc. Va ricordato, inoltre, che quando agli inizi del ’900, a Torremaggiore, per l’erigendo nuovo edificio scolastico sito in Corso Vittorio Emanuele (l’attuale Corso Matteotti) si decise di cambiarne l’uso e la destinazione per farne il nuovo Palazzo Comunale, “stante la sua centralità” (come si legge in un documento dell’archivio comunale) tra la parte antica dell’abitato e quella di più recente formazione (il cosiddetto Borgo Nuovo), l’incarico di dirigerne i lavori di modifica e conversione sono affidati all’ingegner Grassi.

Ma il suo nome è legato principalmente alla prima ferrovia in concessione della Provincia di Foggia: la tranvia elettrica San Severo-Torremaggiore, a scartamento ordinario. La tranvia fu costruita in due “tranches” e fu aperta all’esercizio il 25 agosto 1925 per la tratta Torremaggiore-San Severo per il solo traffico viaggiatori; il secondo tratto relativo al collegamento con la stazione ferroviaria di San Severo fu ultimato dopo circa due anni, e inaugurato il 19 giugno 1927 alla presenza del Segretario del Partito Nazionale Fascista, Augusto Turati. L’ultima corsa avvenne il 31 marzo 1962, quando il tram fu sostituito dai pullman di linea, sempre gestiti dalla STIEC (Società Tranvia e Industria Elettrica di Capitanata), la società fondata dall’ingegnere torremaggiorese.

L’armamento tranviario riguardava i due settori del trasporto, il servizio viaggiatori e il servizio merci. Per il primo servizio, il materiale rotabile era composto di due elettromotrici bidirezionali a due assi suddivise in posti di prima e seconda classe, numerate 1 e 2, ognuna con la capacità di 54 posti, 32 a sedere e 22 in piedi; di due vagoni rimorchiati, pure a due assi, con soli posti di seconda classe, numerati 21 e 22; ogni vagone aveva la capacità di complessivi 54 posti. Per il secondo servizio, la STIEC disponeva di un locomotore, sempre a due assi, con ampio bagagliaio merci al centro; era dotato di doppio aggancio tranviario e ferroviario, sicché ne era possibile l’utilizzo sul tratto che raccordava la tranvia alla stazione ferroviaria di San Severo. Infatti, particolare tecnico di non poco conto, la linea tranviaria essendo a scartamento normale, era compatibile con la linea ferroviaria. Completavano la dotazione del materiale rotabile il carrello per la manutenzione della rete aerea della linea elettrica e alcuni carri, del tipo pianale, per il trasporto merci. Le elettromotrici e il locomotore erano equipaggiati con due motori del tipo CT 135b, costruiti dalla CGE di Milano, della potenza di 50 HP ciascuno con relativi controllers; la presa di corrente era a pantografo. Il fabbricato delle officine, delle rimesse e degli uffici della STIEC sorgeva a Torremaggiore su un ampio spiazzale in prossimità di quello che allora era il Piano delle fosse granarie: era costituito da una vasta rimessa con tre binari, capace di contenere ben 9 vetture; vi era poi la sottostazione elettrica per alimentare la linea. Annesso c’era un locale con la batteria degli accumulatori, che veniva caricata dal gruppo speciale Pirani. Attigui c’erano altri locali, per gli uffici, magazzino ed abitazione del personale.

Il collegamento tra i due centri del Tavoliere inizialmente era garantito con diciotto corse giornaliere, in rapporto ai treni di passaggio per la stazione di San Severo; la «corsa in tram», in un senso o nell’altro, durava circa mezz’ora, con diverse fermate facoltative; successivamente, nel secondo dopoguerra, le corse giornaliere in entrambi i sensi furono aumentate a trenta.

I dipendenti, tra personale viaggiante, addetti macchine e manutentori, erano tutti di Torremaggiore: c’erano il capo officina, il capo deposito, cinque manovratori e bigliettai, tre operai addetti alle officine e alle rimesse e due cantonieri. A questi andava aggiunto il personale amministrativo, composto da un ragioniere e una contabile-segretaria.

La tranvia elettrica è stata una tappa significativa nel cammino delle comunità di San Severo e di Torremaggiore. Innanzitutto, fu una “bretella” con la ferrovia adriatica (facente parte di quella rete ferroviaria “secondaria” confluente sul Capoluogo da Lucera, da Manfredonia, da Rocchetta, dal Gargano), e stabilì un nuovo equilibrio tra la parte interna, subappenninica e basso-molisana, e la parte pianeggiante della Capitanata, gravitanti sui due centri che con i loro ordinamenti produttivi (vite, olivo, mandorlo) costituivano un significativo modello gravitazionale. È stata la prima opera, nella prima parte del secolo Ventesimo, volta a creare un rapporto nuovo fra le due comunità dell’Alto Tavoliere, e ad instaurare in breve in tempo un costume nuovo garantendo continuità e regolarità alla comunicazione e agli scambi; per certi aspetti, ha costituito per i due comuni una finestra sulla modernità. Quello che si può sostanzialmente dire è che la tranvia ha rappresentato un fattore propulsivo della crescita locale, scenario e sanzione di un passo avanti alla ricerca di diversi equilibri territoriali e politico-sociali.

Luigi Grassi, fondatore e amministratore della “prima e unica tramvia della Daunia”, come scrisse l’autorevole giornale locale il Foglietto dell’11 ottobre 1956, alla particolare competenza tecnica nel ramo dei trasporti (non a caso fu per diversi anni Delegato per la Provincia di Foggia della Confederazione dei Trasporti e socio apprezzato del Collegio Ingegneri Ferroviari Italiani) univa una grande oculatezza amministrativa. Nel 1952, a Foggia, alla presenza di numerose autorità e con l’intervento del Presidente nazionale dell’Ordine degli ingegneri, gli fu conferita dall’Ordine degli Ingegneri della Capitanata la medaglia d’oro per le alte benemerenze acquisite in quasi sessant’anni di attività professionale.

La prerogativa di Grassi, non diversamente dagli altri esponenti del nuovo ceto tecnico provinciale, è stata quella di richiamare l’interesse dei pubblici amministratori «addetti ai lavori» alle priorità e ai problemi concreti del territorio, di puntare alla valorizzazione delle risorse locali – con lo sguardo attento a cogliere i risvolti sociali – sollecitando gli ambienti politici ad uno sforzo di interpretazione, segno peraltro di una «pedagogia» dei fatti davvero inconsueta, e a fornire il proprio ingegno e le proprie capacità professionali per l’attuazione dello sviluppo. Tanto più questo vale per la vicenda della tranvia elettrica di Torremaggiore che si sviluppa tutta, nell’arco d’un cinquantennio, come strumento privatistico che svolge un servizio di pubblica utilità.

Luigi Grassi si spense a 86 anni, il 6 ottobre 1956. Le sue spoglie riposano nella cappella di famiglia, nel cimitero di Torremaggiore.

Marcello Ariano

MICHELE INNELLA ( 1890 – 1959 )

L’Acquedotto Pugliese, una delle più grandi opere dell’Italia del Novecento, tuttora considerato il più grande dell’Europa, è stato un autentico capolavoro di ingegneria idraulica. Attorno a esso si sono avvicendati stagioni e ceti politici diversi, nonché più generazioni di tecnici e di maestranze, e grazie al quale città e paesi di Puglia sono usciti da una plurisecolare e spaventosa situazione di arretratezza civile e sociale. La storia dell’Acquedotto Pugliese fornisce spunti interessanti alla riflessione storiografica, perché fissa negli uomini il punto centrale di gravitazione degli eventi. E sono stati proprio gli uomini – operai, tecnici, ingegneri – che applicandosi nell’opera con le loro energie fisiche e intellettuali, i protagonisti non secondari delle vicende dell’Acquedotto Pugliese. Con essi, la Puglia ha rivendicato e conquistato sul fronte del lavoro molta parte della sua dignità. All’opera imponente di costruzione dell’Acquedotto Pugliese partecipò anche l’ingegnere torremaggiorese Michele Innella, uno dei quadri dirigenti dell’Acquedotto che hanno costituito l’ossatura portante e sono stati i veri punti di forza dell’Ente. Michele Innella nasce il 13 gennaio 1890 a Torremaggiore da Bartolomeo e da Filomena D’Erminio, casalinga, primo di due figli (il fratello si chiama Giuseppe). Il padre è un viticultore, trasferitosi da Rutigliano (Ba) a Torremaggiore, motivato dallo sviluppo agricolo della cittadina dell’Alto Tavoliere e dalla possibilità di impiantare vigneti, attività nella quale, secondo la tradizione del paese di origine, era specializzato e che si presentava redditizia.
Con il vigneto, il rutiglianese Bartolomeo Innella raggiunge un benessere apprezzabile che gli consente di mantenere agli studi entrambi i figli: Giuseppe, il minore, consegue il diploma di ragioniere, Michele, invece, dopo la Licenza d’Istituto Tecnico si iscrive alla Regia Scuola Politecnica di Napoli, ma è costretto a interrompere gli studi perché chiamato alle armi, a seguito dell’ingresso italiano nella Prima Guerra Mondiale. Partecipa al conflitto come ufficiale di complemento, prima Sottotenente, dopo Tenente nell’arma del genio – 6° reggimento della IIIª Armata, distinguendosi e meritando la Medaglia di Bronzo al Valor Militare. Questa la motivazione della decorazione, riportata nel suo stato di servizio: «Comandante di una Stazione Fotoelettrica, si spingeva arditamente, sotto il violento fuoco avversario, al seguito delle Fanterie, sventando i movimenti delle Truppe nemiche e facilitando il tiro delle artiglierie. Accortosi che la Stazione correva pericolo di cadere nelle mani del nemico che contrattaccava, sprezzante del pericolo, provvedeva, di pieno giorno, a renderla inutilizzabile, contribuendo poi nella notte, a ricuperare totalmente il materiale. – Sallici Iamiano, lì 25 e 30 maggio e 5 giugno 1917».
Il 5 ottobre 1918 è trasferito in Puglia, alla difesa aerea di Bari, dove, al termine delle operazioni belliche è congedato il 17 agosto 1919. Conclude gli studi universitari laureandosi, a Napoli, in ingegneria civile il 30 dicembre 1920.
Dopo la laurea, inizialmente insegna «lodevolmente», come supplente, all’Istituto Tecnico “Pietro Giannone” di Foggia prima alla cattedra di Topografia e Costruzioni, e, poi, a quella di Disegno e Topografia, fino a quando, nel 1922 è assunto all’Ente Autonomo per l’Acquedotto Pugliese, assegnato all’Ufficio delle Costruzioni – Direzione provinciale di Foggia, avendo in tal modo la possibilità di partecipare alla costruzione dell’Acquedotto in terra di Capitanata.
Dai documenti dell’archivio personale di Innella, risulta che è lui come direttore dei lavori a sovrintendere ad alcune opere dell’Acquedotto in provincia di Foggia, tra cui quelle relative alla costruzione della diramazione per San Severo e Torremaggiore, che comprendono: il serbatoio di San Severo e l’impianto di sollevamento; la sub diramazione dal serbatoio di San Severo; la rete di distribuzione all’abitato di San Severo; la condotta ascendente e discendente per Torremaggiore; il serbatoio di Torremaggiore.
I lavori per la costruzione del serbatoio di San Severo e dell’edificio annesso risultano alquanto impegnativi; nella relazione tecnica, conservata tra le carte di Innella, si legge che l’opera iniziata dall’ex società concessionaria dell’Acquedotto Pugliese (Ercole Antico & c.) nel 1912, era stata interrotta e lasciata incompleta e in abbandono nel 1915, anche per il sopravvenire della Grande Guerra. L’opera, indispensabile per assicurare il rifornimento idrico ai comuni di San Severo, Torremaggiore e San Paolo di Civitate, viene ripresa, ma, risultando insufficiente alle nuove esigenze dei tre comuni, per l’aumentata popolazione, viene ampliata e perfezionata strutturalmente. Annessi al serbatoio di San Severo vengono costruiti a Torremaggiore un impianto di sollevamento, sulla provinciale Torremaggiore – San Severo, e la torre piezometrica situata in contrada Pagliara Vecchia, a quota superiore di circa 100 m. a quella dell’impianto.
Il 25 marzo 1928, si giunge alla inaugurazione dell’Acquedotto a San Severo e a Torremaggiore.
Tra il 1928 e il 1929, Innella è impegnato, come direttore di cantiere e dei lavori su un tratto significativo dell’Acquedotto: la costruzione del serbatoio partitore per Manfredonia, Monte Sant’Angelo e della condotta dal serbatoio all’origine della distribuzione urbana di Manfredonia. Si tratta di un’opera rilevante, in quanto c’è da alimentare la città sipontina, il suo porto e la ferrovia. I lavori di adduzione dell’acqua dal Capoluogo a Manfredonia devono risolvere alcune difficoltà di carattere tecnico: il superamento del cavalcavia ferroviario e l’attraversamento del canale Candelaro, tuttavia i lavori sono speditamente effettuati e nel 1929 completata la diramazione, l’acquedotto giunge a Manfredonia (e anche a Lesina e Poggio Imperiale).
Negli anni successivi, l’ingegnere torremaggiorese continua a operare in ambito provinciale dirigendo la cantierizzazione e i lavori di costruzione dei serbatoi di Chieuti, di Serracapriola e delle reti di distribuzione delle due cittadine, successivamente sovrintendendo ai lavori di costruzione della rete idrica negli abitati di Torremaggiore, Casalnuovo Monterotaro, Casalvecchio di Puglia, Castelnuovo della Daunia (in questo comune anche del serbatoio partitore), di Stornara, Stornarella, Carapelle e Ortanova, sicché l’Acquedotto può con soddisfazione prendere atto della regolarità nella distribuzione dell’acqua e del costante sviluppo delle utenze e dei consumi.
Il secondo conflitto mondiale trova l’ingegnere torremaggiorese prima a Brindisi, poi a Bari, dove intanto era stato trasferito.
Nel periodo immediatamente successivo alla fine della guerra, Innella si deve difendere da un procedimento di “epurazione”: il 16 luglio 1945, la Commissione di primo grado per l’epurazione del personale dipendente dell’E.A.A.P. gli contesta di «aver appartenuto in qualità di ufficiale alla M.V.S.N.»
Come parte della sua memoria difensiva, Innella allega le dichiarazioni rilasciate da esponenti e dirigenti locali del Partito socialista (Prof. Angelo Maria Faienza), della Democrazia Cristiana (Avv. Mario Ricci), del Partito d’Azione (Prof. Michele Fuiano), del Partito liberale (Raffaele Sforza), del Partito della Democrazia del Lavoro (Salvatore De Vito) che attestano che l’ingegnere Innella «non ha dato prova di settarietà e di intemperanza fasciste [e] riscuote presso ogni ceto sociale stima e fiducia, essendo un galantuomo a tutta prova per onestà, attaccamento al lavoro, sentimento di Patria». Il procedimento a carico di Innella si concludeva il 25 agosto 1945, con la blanda sanzione disciplinare della censura, poiché, secondo la decisione della commissione «risulta che il giudicabile, benché abbia rivestito le qualifiche di cui innanzi [ufficiale della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale], non è stato un settario intemperante […]».
Superato il procedimento epurativo, Innella continua nella sua normale attività all’Acquedotto. Dal punto di vista professionale, il periodo dalla metà degli Anni Quaranta fino alle sue dimissioni dall’Ente nel luglio 1954, è per Michele Innella denso di attività e di significative soddisfazioni. Come ingegnere principale (tale è la sua qualifica), Innella prende parte ai lavori relativi al Canale Principale, meritandosi una lettera di encomio dalla Direzione dell’Esercizio. È, inoltre, incaricato della progettazione, della organizzazione cantieri e della direzione lavori compresi nei piani finanziati dalla Cassa per il Mezzogiorno in provincia di Foggia e nel Basso Molise, prima come dipendente dell’Acquedotto, poi come libero professionista.
Alla lettera di encomio fanno seguito la lettera del 4 dicembre 1948 con la quale viene comunicato all’ingegnere torremaggiorese la sua promozione a Ingegnere Superiore, quella del 24 dicembre 1952 che segna la promozione del Nostro, all’epoca Capo Reparto EAAP di San Severo, a Ispettore Tecnico, nonché la lettera di elogio del 20 giugno 1953 «per tutta l’attività svolta nella direzione dei lavori e per la capacità e zelante diligenza dimostrate nel superare le difficoltà sorte durante l’esecuzione» nel corso dei lavori dell’Acquedotto nel Basso Larinese (abitati di S. Martino in Pensilis, Portocannone, Ururi e Larino), e, infine, in data 24 maggio 1954, la nomina a Capo Servizio, che nei parametri dell’Azienda del periodo era il grado più elevato della categoria tecnica.
L’Acquedotto continua ad avvalersi delle prestazioni professionali di Innella che, intanto, si è iscritto all’albo degli ingegneri della provincia di Foggia per esercitare la libera professione. Il primo incarico della direzione, contabilizzazione e liquidazione dei lavori conferito all’ingegnere torremaggiorese, come libero professionista, riguarda la costruzione della diramazione integrativa per la Capitanata. Nell’aprile 1956 a Innella è conferito l’incarico della progettazione generale delle opere di fognatura nell’abitato di Peschici, a cui seguono altri incarichi relativi a studio e compilazione dei progetti riguardanti: acquedotto e fognatura a Casalnuovo Monterotaro e a San Marco in Lamis; costruzione dell’impianto epurativo e nuovi tronchi di fognatura nell’abitato di Stornara; ampliamento acquedotto e fognatura di San Marco in Lamis; costruzione rete idrica e fognante (2° e ultimo lotto) nell’abitato di Stornarella; costruzione condotta ascendente per Ischitella e Vico del Gargano; costruzione fognatura nell’abitato di Peschici. Fra gli ultimi lavori svolti da Innella – stando alla documentazione reperita – c’è anche un incarico conferitogli dall’Ente per lo Sviluppo dell’Irrigazione e la Trasformazione Fondiaria in Puglia e Lucania – Sezione Speciale per la Riforma Fondiaria: il collaudo, nel 1957, di un acquedotto nella frazione ‘Bancone’ in agro di Avigliano.
Colpito da un male incurabile, l’ingegnere viene ricoverato in ospedale, a Roma, nel luglio 1959, e sottoposto a intervento chirurgico, ma si spegne il 24 agosto. I funerali si svolsero a Torremaggiore.
Luigi Goffredo, giornalista e scrittore, sul n. 32 del settimanale “Il Foglietto” dell’agosto ’59, così ebbe a esprimersi sulla figura di Michele Innella: «[…] Professionista di alto valore, svolse gran parte della sua attività nell’Acquedotto Pugliese con dignità, competenza, onestà ed elevato senso del dovere. Partecipò alla prima guerra mondiale come ufficiale del Genio, meritando una ricompensa al valore. In ogni occasione si distinse per le sue alte doti morali, intellettuali e tecniche, per la sua bontà d’animo, per il suo senso di equilibrio, per il suo fervore operoso, riscuotendo stima, ammirazione ed affetto da parte di tutti. Cittadino esemplare, colto, di gusto raffinato, fu schivo di incarichi e di onori ma sempre sensibile ad ogni iniziativa benefica e di civile progresso. Sportivo di vecchio stampo, appassionato cacciatore, gioviale, amò profondamente la sua Torremaggiore ed i suoi cittadini, per cui la sua improvvisa dipartita ha lasciato un vuoto incolmabile. […]».

(Nota a cura del dott. Marcello Ariano)

SEZIONE DEDICATA A COLORO CHE SI SONO DISTINTI PER MERITI ARTIGIANALI

Maestro Sarto Vittorio Ricci (1919 – 2013)

Maestra Sarta Emma Ricci ( 1920 – 2019)

 

SEZIONE DEDICATA A COLORO CHE SI SONO DISTINTI PER MERITI POLITICI

Avv. Giustiniano Venetucci (1876 – 1951) Noto e preparato avvocato civilista; L’avv. Giustiniano Venetucci nasce a Torremaggiore il 7 aprile 1876 da Antonio e Antonietta Celeste (quarto di cinque figli). A sette anni diviene orfano del padre. Compie gli studi medi e superiori a Lucera presso il Convitto nazionale (attualmente intitolato a “Ruggero Bonghi”). Dal 1894 al 1898 frequenta l’Università degli Studi di Napoli e si laurea in Giurisprudenza. Si abilita all’esercizio della professione notarile e forense. Esercita la professione forense in Torremaggiore fino al 1950, ricoprendo, per vari anni, la carica di consigliere dell’Ordine degli avvocati presso il Tribunale di Lucera. Viene eletto Sindaco di Torremaggiore nel 1914 e, nelle successive elezioni, viene riconfermato in carica, ininterrottamente, fino al 1927, quando rassegna le dimissioni a seguito dell’entrata in vigore della legge voluta dal regime fascista che istituisce la figura del Podestà. La sua sindacatura si caratterizzò per il clima di rasserenamento che perseguì costantemente per attutire gli accesi contrasti allora esistenti tra i partiti locali (c.d. “bianchi” — cui egli apparteneva — e “rossi”). Inoltre va ricordato il costante impegno, durante gli anni della 1^ Guerra mondiale, per assicurare alla popolazione i necessari mezzi di sostentamento ed, in tale ambito, il forte impulso dato all’agricoltura, con particolare riguardo alla viticoltura. Tra le principali opere pubbliche realizzate durante il suo mandato vanno ricordati la attuale Villa comunale, il viale di pini che porta al Cimitero, l’ampliamento della Chiesa Maria SS. della Fontana, di proprietà comunale, la ricostruzione parziale del muro di cinta del Castello e della volta della Sala del Trono. II suo impegno politico si estende anche a livello provinciale, ove fu più volte eletto consigliere per il collegio di Torremaggiore. Non era sposato e visse sempre a Torremaggiore nella casa paterna di via N. Fiani 94, ove morì il 20 aprile 1951.

Avv.On.Sen. Ferdinando Marinelli (1924 – 1999)

AVV.ON. SEN. DINO MARINELLI
la foto è tratta dal sito del Senato della Repubblica – www.senato.it

Illustre penalista, grande oratore e politico del Movimento Sociale Italiano. Collaborò per oltre quaranta anni alla Rivista di Diritto Penale, fondata da Filippo Ungaro. Di forte ispirazione cattolica, oltre la sua pluriennale attività come avvocato difensore dinanzi le Corti d’Assise di tutta Italia e la Suprema Corte di Cassazione, Dino Marinelli (come amava presentarsi) esercitò anche l’attività di politico presso tutti gli enti locali (consigliere comunale a Torremaggiore e San Severo, consigliere alla Provincia di Foggia e consigliere alla Regione Puglia), nonché Deputato alla Camera negli anni settanta, (durante tale mandato fu componente della Commissione Sanità e furono discussi ed approvati importanti disegni di legge, tra i quali quelli relativo all’aborto, all’uso di sostanze stupefacenti e alla legge delega per la riforma sanitaria e l’istituzione del Servizio Sanitario Nazionale) e Senatore della Repubblica negli anni novanta in qualità di Vice Presidente della Commissioni Affari Costituzionali. Fu insignito della Toga d’Oro da parte del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati presso il Tribunale di Lucera nel 1998.

Il Segretario MSI Giorgio Almirante con, l’Avv. Dino Marinelli a Torremaggiore ( inizi anni 80 ) – www.torremaggiore.com –


Donna Giuseppina Ciaccia
– segretaria cittadina della Democrazia Cristiana a Torremaggiore. Dopo la seconda guerra mondiale fu la referente degli americani a Torremaggiore; da lei arrivarono tutti i viveri previsti per la comunità locale dal Piano Marshall che furono adeguatamete distribuiti a tutta la cittadinanza ed ai bisognosi.

Prof. Michele Cammisa “Il sindaco della ricostruzione” (4/01/1906 – 5/03/1989) Preside,Docente e Sindaco di Torremaggiore dal 1944 al 1960. Dopo gli studi universitari in Scienze Marittime prima, ed in ingegneria poi, si dedicò all’insegnamento di tecnologia, scienze applicate e disegno tecnico in Lombardia ed in Campania. Rietrato a Torremaggiore a causa degli eventi bellici fu designato amministratore straordinario dal Comitato di Liberazione. Fu anche candidato alla Camera dei Deputati. Tra i primi provvedimenti attuati il cambio di tutte le vie riconducibili alla famiglia reale, i Savoia. Le attuali Corso Matteorri, via della Costituente, Via Sacco e Vanzetti e Piazza Gramsci erano intitolate rispettivamente a Vittorio Emanuele II, Carlo Alberto ed alla Regina Margherita di Savoia. Fu il sindaco della ricostruzione a Torremaggiore. Si deve a lui la realizzazione delle case popolari nella zone dell’odierno mercato coperto. Preside della locale Scuola di Avviamento Professionale ad indirizzo industriale. Fu anche autore della pubblicazione “Lavorazione dei metalli a caldo e a freddo” , edita da Vallardi nel 1947.

Leggi qui lo speciale sul sindaco Cammisa >>>>>

 

Domenico De Simone ( 31/05/1926 – 11/06/2019) Nasce il 31 maggio 1926 a Torremaggiore. Figura di spicco della sinistra comunista torremaggiorese insieme al Prof. Michele Cammisa primo sindaco di Torremaggiore dal 1948 al 1960.  Si era iscritto al Movimento Giovanile Comunista nel 1943, al PCI nel 1945, e partecipò giovanissimo da protagonista alle lotte del movimento bracciantile. Venne arrestato nel novembre del 1949 in occasione dello sciopero bracciantile e l’occupazione delle terre incolte in cui perirono i concittadini Lavacca e Lamedica. I due braccianti sono deceduti il 29 novembre 1949 durante una manifestazione non autorizzata per rivendicare migliore condizione lavorative nei campi. Lo scontro fu tra manifestanti e Carabinieri. Le tensioni esasperate di quegli anni rafforzarono la tendenza ad una gestione dura dell’ordine pubblico, per non correre il rischio di una guerra civile.

Nel 1958 fu eletto consigliere presso la Provincia di Foggia e nel 1960 divenne sindaco di Torremaggiore con una maggioranza bulgara fino al 1976. Eletto senatore il 20 giugno del 1976 nel collegio di Lucera con 34.164 voti di preferenza, entrò a far parte della Commissione Affari Costituzionali e Interni e della Commissione Esteri. Il 3 giugno del 1979 fu eletto deputato nella circoscrizione di Bari con 23.778 voti di preferenza ed entrò a far parte della commissione Agricoltura.

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Sabino Colangelo  ( Torremaggiore 27/07/1947 – Foggia 13/10/2023) – pagina in costruzione –

 

SEZIONE DEDICATA A COLORO CHE SI SONO DISTINTI PER MERITI MILITARI

Gen. Michele Tanzi ( 1 settembre 1894 – 29 agosto 1958): ufficiale di complemento nella Grande Guerra, divenne Ufficiale dello Stato Maggiore, Generale di Brigata nel 1950 e Generale di Divisione nel 1954. E’ ricordato da tutti come un uomo buono che faceva del bene a tutti.

Sottotenente Medico Matteo Ariano (1908-1936) 

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L’italianismo, componente determinante del fascismo, trae origine dall’idea mazziniana di una “nuova Italia”. Assume un’importanza particolare negli anni del primo conflitto mondiale: l’esaltazione della comunità e della solidarietà sociale, il senso della disciplina nazionale, la mobilitazione delle risorse umane e materiali, il culto dei caduti e dei martiri sono temi che acquistano spazi sempre maggiori nella cultura politica del periodo, e diffondono quello che lo storico Emilio Gentile ha definito il “mito dello Stato nuovo”, che si riallaccia alla tradizione del radicalismo mazziniano. È il lievito fondante e coagulante di una cultura politica che infervora settori significativi delle giovani generazioni, filtra nell’ideologia fascista suggestioni della modernità, infonde fiducia nell’avvenire della Nazione, vittoriosa nel conflitto ‘15-’18, esaltandone le energie umane e le capacità produttive. L’idea mazziniana del Risorgimento, come rivoluzione incompiuta, e il “concetto religioso della propria nazione”, trasfuse nel fascismo anche per l’apporto di intellettuali di rango come Giovanni Gentile, producono aspirazioni a un rinnovato protagonismo civile, spirituale e culturale di una “nuova Italia” sulla scena del mondo.

Matteo Ariano, “educato alla religione della patria” – dice l’epigrafe a lui dedicata nel Liceo ‘R. Bonghi’ di Lucera, un’altra, che lo ricorda, si trova a Torremaggiore sotto il portico municipale, parzialmente abrasa –, si colloca in questo alveo culturale.

Nasce da famiglia della media borghesia, a Torremaggiore (Fg), il 14 marzo 1908 – nell’atto di nascita si legge “nato nella casa in Corso Vittorio Emanuele, 80” – secondogenito dei quattro figli di Giuseppe, medico veterinario, e di Angela Ricci, crescendo in un ambiente legato ai valori della tradizione. Convittore del prestigioso «Ruggiero Borghi» di Lucera, in Matteo sono presenti sin dall’adolescenza attenzione intellettuale e fermenti ideali che vanno affinandosi con lo studio. A 15 anni è nell’Avanguardia giovanile fascista. Studente di Medicina all’Università di Bologna, nel 1929 è tra i promotori del Nucleo Universitari Fascisti di Torremaggiore, di cui è nominato fiduciario. Consegue la laurea l’undici novembre 1932, con una tesi dal titolo “I complessi sessuali nell’infanzia”. Dopo aver assolto agli obblighi di leva a Bologna – meritandosi un encomio per aver contribuito prontamente, come ufficiale di guardia, a domare un incendio dentro l’Ospedale Militare di quella città – torna a Torremaggiore per dedicarsi alla professione medica. Esercizio scrupoloso di questa e militanza politica in lui non sono disgiunti, vi profonde le migliori energie reputandoli entrambi momenti di servizio per la comunità. Nel settembre ’34 è nominato segretario del fascio locale: non ha nulla dello stereotipo di certi gerarchi di provincia, arroganti e boriosi; il giovane medico è persona colta, premurosa e colloquiale ma saldo nei principi. Adempie all’incarico con equilibrio nonostante la giovane età, e, dal gennaio ’35, fa parte, con altri comprovinciali meno che trentenni, del Direttorio federale dei Fasci di Capitanata. Un riconoscimento che rientra peraltro nei progetti di valorizzazione del regime dei quadri della “seconda generazione” fascista.

Ha innati il sentimento del dovere e doti di generosità (nel periodo bolognese era stato anche donatore di sangue) e allo scoppio del conflitto italo-etiopico, non ha dubbi, parte volontario “unico esempio tra tutti i direttori federali italiani”, rileva lo storico Raffaele Colapietra. In Africa (tra le sue carte, alcune delle quali consegnate allo zio Luigi, c’è questa sua annotazione “Port Said/ navi che arrivano e che vanno/ tu raccogli e diffondi la sottile/ corruzione del mondo”, segno di spiccata sensibilità), viene assegnato, come Sottotenente Medico, al XXVIIº Battaglione Eritreo della Vª Divisione Camicie Nere “Iº Febbraio”, di stanza ad Agordat, ottenendo subito una menzione «Per avere organizzato una infermeria avendo a disposizione pochissimi mezzi e per lo zelo e l’interessamento dimostrati».

Il 20 febbraio 1936, a Adi Cheltè-Enda Mariam, in uno scontro con gli abissini l’ufficiale medico cade sul campo di battaglia. La motivazione della Medaglia d’Argento, alla memoria, (una seconda gli è conferita dalla Direzione di Sanità Militare – Intendenza Africa Orientale) ne riassume le ultime ore di vita: «Durante un aspro e sanguinoso combattimento contro forze soverchianti, prodigava con fede ed esemplare calma la sua opera di medico. In una situazione critica della lotta, prendeva posto tra i primissimi combattenti e per quasi un’ora si batteva bravamente con le bombe a mano e col fucile finché, colpito a morte, lasciava gloriosamente la vita sul campo.». L’atto di morte dell’ufficiale medico, redatto dal Capitano Giuseppe Buongiorno, del XXVII° Battaglione Eritreo, si trova trascritto negli Atti di morte del Comune di Torremaggiore, e dice così: “Estratto dell’atto di morte del Sottotenente medico Ariano Dr. Matteo[…] L’anno millenovecentotrentasei ed addì venti del mese di febbraio nella località Adi Cheltè (Regione Roccabaita) mancava ai vivi alle ore dodici e minuti trenta in età d’anni ventotto il Sottotenente Medico di Complemento del XXVII Battaglione Eritreo nativo di Torremaggiore, provincia di Foggia figlio di fu Giuseppe e di Ricci Angela […] morto in seguito a ferite di proiettili che contemporaneamente gli colpirono la gola e la regione epigastrica. Sepolto sulla riva sinistra del Mareb, su un breve pianoro sorgente ai piedi di una collina, poco lontano, verso oriente, dalla confluenza del Rubà Uolcait[…]”.

Il suo corpo – come testimonia un commilitone, il tenente Rosellini – raccolto solo dopo 25 giorni, fu composto in una cassa di legno grezzo e sepolto, tra onori militari, al di là del Mareb. Lontano dalla Patria, in terra etiopica, dissolto insieme con il sogno di una «nuova Italia», tanto carezzato nella sua breve esistenza. ( Nota del dott. Marcello Ariano)

Ammiraglio Antonio Celozzi (1882 – 1975) Ebbe elogi dalle più alte cariche della Marina Militare e dell’Esercito Italiano. Guardiamarina nel 1904, sottotenente di vascello nel 1907, tenente di vascello nel 1913, capitano di corvetta nel 1919, capitano di fregata nel 1925 e capitano di vascello nel 1932. Chiuse la carriera con il grado di Ammiraglio. Ha avuto queste onorificenze: medaglia d’argento al valore militare, due croci al merito di guerra, cavaliere dei SS. Maurizio e Lazzaro, croce al merito navale spagnola, ufficiale dell’Ordine di San Carlo del Principato di Monaco e croce di guerra belga con palma.

Gen. Antonio Lippi ( 1900 – 1957)

Pilota dell’Aeronautica Militare e protagonista della Trasvolata Atlantica del 1933 con Italo Balbo. E’ nato a Torremaggiore nel 1900 da operosa famiglia di agricoltori tenaci,completò gli studi presso l’Istituto Nautico e dopo essere stato in Marina, passò presso l’Arma dell’ Aeronautica. A Desenzano del Garda, dove ottenne il brevetto da pilota si distinse per le sue eccellenti qualità morali e fisiche. Con serietà di propositi e fervore religioso curò la sua preparazione, si perfezionò e ben presto s’impose all’ammirazione dei compagni e dei superiori che gli affidarono delicati compiti assolti sempre con molto onore, zelo ed entusiasmo. Nominato nel 1920 sottotenente di vascello della Marina Militare, passò successivamente all’Arma dell’Aeronautica e conseguì nel 1924 il brevetto di pilota militare.Nel 1933 la Regia Aeronautica fu protagonista della più grande impresa aeronautica di tutti i tempi: parliamo della Trasvolata dell’Atlantico organizzata da Italo Balbo. La squadra partì il 1 luglio 1933 da Orbetello (GR), sorvolò l’Europa, il Nord Europa, l’Islanda, Montreal (Canada),Detroit, Chicago ed atterrò il 12 luglio 1933 a New York. Anche il Capitano Antonio Lippi era alla guida di un idrovolante Savoia Marchetti S.55 X motorizzati Isotta Fraschini con potenza di 750 cv (I – LIPP). Seguì una accoglienza esuberante e calorosa, il 21 luglio 1933 proprio a New York. Il quotidiano inglese Times scrisse:”L’impresa di Balbo e dei suoi uomini è la più gigantesca nella storia aeronautica”. Dopo la partenza dei trasvolatori italiani a Chicago su un’antica colonna romana sono state inserite delle epigrafe che ricordano la Crociera del Decennale. E’ stata anche intitolata una strada ad Italo Balbo tutt’oggi esistente in prossimità del Lago Michigan, la Balbo Avenue. Il 10 luglio del 1933 il Maestro Luigi Goffredo di Torremaggiore scrisse di lui sul quotidiano Il Popolo d’Italia quanto segue: “Gli intrepidi aquilotti d’Italia, avvinti dalla poesia fulminante della gesta, finalmente hanno potuto appagare il loro vivo desiderio portando l’ala tricolore in terra straniera con una impresa che colpisce tutte le immaginazioni, che supera qualunque altra grande impresa aerea mondiale.Della squadra atlantica fa parte un figlio di questa ardente terra dauna: il capitano Antonio Lippi, torremaggiorese puro sangue, giovane ardimentoso, appassionato aviatore.” Svolse la sua opera di organizzatore per la ricostruzione delle scuole dell’Aeronautica Militare e dell’Accademia Aeronautica. Concluse la carriera militare con il grado di Generale di Divisione Aerea. Collaborò anche presso la base Nato di Amendola (Fg) al collaudo del Fiat G91, il cacciabombardiere-ricognitore monomotore a getto ed ala a freccia che divenne qualche anno più tardi il velivolo ufficiale della Pattuglia Acrobatica Nazionale Frecce Tricolori; nella base dauna era presente la Scuola Volo Basico Avanzato Aviogetti. Fu insignito sia della medaglia d’oro che di quella d’argento al valore aeronautico. E’ deceduto il 3 febbraio 1957 colpito da infarto cardiaco mentre si trovava al suo tavolo di lavoro a Palermo. Il Generale Lippi è sepolto a Roma presso il Cimitero Comunale Monumentale di Campo Verano. (clicca qui per leggere i dettagli)

Gen. Sabino Di Pumpo (Torremaggiore 1922 – Gorizia 2000) Medaglia d’oro al Valor Militare.  Primogenito di Michele Di Pumpo e Maria Luigia Rotelli. Chiamato dalla vita sin da piccolo ad aver spalle robuste: rimase orfano di Padre a soli 5 anni. Dopo gli studi liceali, frequentò l’Accademia Militare di Modena ricevendo i gradi di Ufficiale dell’Esercito Italiano. Da qui un percorso di tutta eccellenza che lo vide sempre protagonista. Prese parte alle epiche imprese della Va Armata.

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Gen. Sabino Di Pumpo – www.torremaggiore.com –

Si distinse nella Lotta di Liberazione e nel 1945 partecipò , con i suoi Uomini, alla liberazione di Bologna.  Provvide, con grave rischio personale, al recupero della documentazione della Corte dei Conti, assicurandone il rientro a Roma, nonostante le minacce delle truppe tedesche.
Al termine del II° conflitto mondiale assunse, con i gradi di Capitano, il comando della Fanteria di Barletta.  Per ordine dello Stato Maggiore dell’Esercito fu trasferito a Gorizia dove con diligenza e autentico amor di Patria seppe strenuamente difendere il Territorio Nazionale. Da Comandante del Presidio Militare fronteggiò dignitosamente le truppe di Tito, ponendo fine alle loro continue mire espansionistiche a danno del Nord Est d’Italia. La notte del 9 ottobre 1963, informato della dolorosa e drammatica inondazione che colpì la Regione del Vajont, fu il primo ad accorrere in soccorso delle sfortunate popolazioni. A Lui si deve la tempestività degli interventi di soccorso che evitarono una tragedia più immane, grazie al coinvolgimento da parte Sua delle truppe Americane di stanza ad Aviano.  Più volte ebbe incarichi di primissimo piano (in Civitavecchia presso il Reggimento dei Granatieri di Sardegna, poi con i Paracadutisti della Folgore e pure con i Marò del Battaglione San Marco). Fu promosso Colonnello Comandante del Presidio Militare di Gorizia assicurando con perizia, esperienza, enorme diligenza il controllo di tutto il Territorio affidatoGli. Concluse la Sua esemplare carriera con i gradi di Generale dell’ Esercito Italiano.

Gen. Giuseppe Maietta (1902 – 1976) Ingegnere militare, medaglia di bronzo al valor militare, percorse brillantemente tutta la carriera fino al grado di generale del Genio Navale.

Gen. Giovanni Lamedica ( 1936 -2020) – Era nato a Torremaggiore nel 1936. Era stato il comandante del 9°Gruppo Artiglieria ed in seguito anche Comandante del Distretto militare di Foggia. Alle ore 13 del 9 novembre 2020 è stato sepolto nella tomba di famiglia nel Cimitero Monumentale di Torremaggiore

Gen. Giovanni Lamedica (1936-2020) - www.torremaggiore.com -
Gen. Giovanni Lamedica (1936-2020) – www.torremaggiore.com –

Serg. Magg. Paracadutista Carmine Celozzi (1944 – 1971) Sergente Maggiore dei Paracadutisti deceduto l’11 novembre 1971 durante una esercitazione nelle Secche della Meloria (Livorno)insieme ad altri 46 parà e 6 militari inglesi. Carmine Celozzi nacque a Torremaggiore il 12 novembre del 1944.

Il Serg. Magg. Parà Carmine Celozzi è quello con il basco in testa che aiuta un suo commilitone ad allacciarsi il paracadute - fonte foto brigata folgore - www.torremaggiore.com -
Il Serg. Magg. Parà Carmine Celozzi è quello con il basco in testa che aiuta un suo commilitone ad allacciarsi il paracadute – fonte foto brigata folgore – www.torremaggiore.com –

Giovane determinato, buono, altruista e dinamico. Conseguì il diploma triennale di avviamento professionale ad indirizzo meccanico a Torremaggiore e dopo si arruolò volontario come paracadutista. Fu Direttore di lancio ed aveva conseguito pure il diploma di infermiere. All’alba dell’ 11 novembre 1971 moriva, insieme a molti suoi giovani commilitoni questo giovane militare torremaggiorese; era in forza al II° Battaglione Paracadutisti Tarquinia, VI Compagnia Grifi “Impavidi e Bestiali”. L’ esercitazione militare NATO ” Cold Stream ” era iniziata da poco e dieci velivoli Lockheed C-130 Hercules con a bordo paracadutisti italiani ed inglesi attraversavano il mare tra l’ aeroporto di Pisa San Giusto e la Sardegna. I velivoli erano contrassegnati col nome in codice “Gesso” , da 1 a 10. L’Hercules n.4, appartenente alla Royal Air Force e condotto da equipaggio inglese, si inabissò al largo della costa livornese, probabilmente per un guasto, all’alba dell’11 novembre 1971; le operazioni di soccorso si rilevarono inutili e nella sciagura sono deceduti anche 6 militari inglesi dell’equipaggio e tutti i 46 paracadutisti della Brigata Folgore. Cadrà inoltre, nelle successive operazioni di recupero subacque, l’incursore, Serg. Magg. Caria Giannino, decorato dal Presidente della Repubblica con la Medaglia d’Oro con la seguente motivazione: “Con alto senso di generosa solidarietà e con ardimentoso slancio, chiedeva di partecipare volontariamente alle difficili operazioni di recupero delle salme dei propri commilitoni rimaste prigioniere, sul fondo del mare, nel relitto di un aereo, inabissatosi in tragiche circostanze. Malgrado la violenta avversità degli elementi naturali, non desisteva dall’effettuare ripetute, rischiose immersioni, fin quando restava vittima del proprio indomito valore, facendo olocausto della giovane vita e legando, così, il suo destino a quello dei commilitoni caduti. Nobile esempio di completa dedizione al dovere e di sublime abnegazione. Largo della Meloria (Livorno), 18 novembre 1971.” I parà deceduti nell’adempimento del loro dovere di volontari, hanno tutti dimostrato e dimostrano che il paracadutista italiano, anche in tempo di pace, è sempre pronto al sacrificio supremo nel nome della Patria; essi sono i degni eredi degli eroi di El Alamein e sono in quell’angolo di cielo con loro. ( clicca qui per leggere i dettagli)

Emilio Ricci (1891 – 1915)

Medico e poeta stimato dal celeberrimo filosofo Benedetto Croce, deceduto durante la Grande Guerra a causa di una bomba austriaca caduta su una chiesetta alpina,dove egli apprestava cure ai feriti, nella qualifica di Ufficiale Medico. (Medaglia d’Argento)
Nacque a Torremaggiore nel 1891. Educato in seminario, dopo la licenza liceale si era iscritto alla Facoltà di Medicina dell’Università degli Studi “Federico II” di Napoli, laureandosi nel 1914. Lo scoppio della prima guerra mondiale lo porta al fronte, nel maggio del 1915. Il 27 agosto successivo una granata fa saltare la chiesetta nella quale si trovava per prestare le sue cure ai bisognosi, uccidendolo sul colpo. Aveva, com’è facile calcolare, solo 24 anni. L’anno dopo esce il volume che conserva i suoi scritti, composti in un periodo che va dai 15 ai 22 anni. Si tratta di versi che rivelano la sua grande passione per la letteratura e la sua impeccabile conoscenza degli autori classici. Ovviamente, appaiono chiari anche i limiti legati alla sua giovane età, alla scarsità delle sue esperienze esistenziali. Il filosofo Benedetto Croce, in ogni caso, compone delle pagine calde di apprezzamento per le sue virtù umane e morali. L’Italia è impegnata in un terribile conflitto contro gli austriaci ed Emilio è un personaggio esemplare, uno di quegli uomini “docili a sottomettersi a ciò che appare razionalmente necessario, armonici nei loro concetti e nei loro atti, semplici nel loro sentire”. I suoi scritti hanno “l’alto valore di documenti di una vita di un uomo”, e dunque la loro valutazione non può essere racchiusa nei troppo angusti limiti dell’estetica.
Ricci è uno spirito intimamente e profondamente religioso, di una religiosità che supera i limiti confessionali per diventare amore verso i suoi commilitoni, verso i malati bisognosi di un pronto intervento. In questo quadro appaiono interessanti soprattutto le lettere dell’ultimo periodo, indirizzate proprio alla madre. Emilio si sforza di rassicurare la genitrice rimarcando la sua tranquillità e le sue buone condizioni fisiche (“Vi basta sapere che sto benissimo, e, quel che più meraviglia, sto allegro e acquisto in salute”). Il suo cammino lo porta “nelle terre nuove d’Italia”, dove romba il tuono del cannone e ogni istante può essere fatale. L’ultima lettera inviata dal fronte è del 25 agosto, due giorni prima del tragico epilogo. Emilio è da parecchi giorni nell’occhio del ciclone, ma assicura ancora di non stare “affatto male”. Sul monte Sei Busi cadono tantissimi giovani, e lui sarà uno di questi, un eroe d’altri tempi che non si è tirato indietro nel momento del bisogno. Le parole di Croce appaiono ancor oggi come un doveroso omaggio verso il destino infelice di questo medico ventiquattrenne, saltato in aria insieme con i suoi sogni, ma ancora vivo nella memoria di una comunità e di quanti hanno l’animo sensibile.

Tomba Emilio Ricci - Cimitero Monumentale Torremaggiore FG - www.torremaggiore.com -
Tomba Emilio Ricci – Cimitero Monumentale Torremaggiore FG – www.torremaggiore.com –

Claudio Colletta (1922 – 2008) Medaglia d’Onore della Presidenza del Consiglio dei Ministri poichè ha fatto parte del gruppo di italiani che sono stati deportati e internati nei lager nazisti e destinati al lavoro coatto per l’economia di guerra. Fu internato nei lager nazisti in Germania dopo l’otto settembre 1943, dove fu costretto a lavorare per il Reich. Ha combattuto in Albania, dove racconta in alcune note lasciate ai familiari, giocava a pallone con i tedeschi fino al giorno prima della firma dell’Armistizio da parte di Badoglio. Poi, come detto fu arrestato e deportato in Germania. Dal lager nazista riuscì a scappare e si unì ai Partigiani delle Fiamme Verdi dove fu un vero esempio per tutti i giovani.

Magg. Ing. Gaetano Grassi (1891 – 1923) Valente ingegnere ed ufficiale di carriera. A soli 27 anni divenne Maggiore del Genio Militare. In Libia attese alla costruzione di alloggi, magazzini e a lavori di allacciamento di pozzi e sorgenti; costruì una fortezza che prese il suo nome. Aprì strde camionabili attraverso il deserto africano. Nel 1917 rientrato in Patria, ottenne il Comando del Gruppo Compagnie minatori e zappatori del 26° Corpo d’Armata e si prodigò nelle opere di difesa del Grappa. Ottenne molte decorazioni e fu insignito dell’Onorificenza Cavalleresca. Nel 1919 tornò in Tripolitania a reggere la Direzione del Genio di Zuara. Minato nella salute dall’eccessivo lavoro, il Maggiore Grassi si spense a soli 32 anni a Trento.

Francesco Paolo Santoro – deceduto il 1 marzo 1896 ad Adua durante la guerra italo-abissina del 1895-1896

Soldato Corvelli Pasquale (1888-1911) – militare caduto durante la battaglia di Sciara Sciat,in Libia nel 1911, nella regione della Tripolitania.

Giuseppe Acquafresca (25/5/1911 – 28/02/1936) Sergente Bombardiere deceduto nel 1936 in Africa. E’ scritto sulla sua tomba presso il Cimtero Monumentale di Torremaggiore, Amba Tzellerè A.O. immolò la sua balda giovinezza per il trionfo della civiltà di Roma e la grandezza dell’Italia imperiale.

Tomba Serg. Bombardiere Giuseppe Acquafresca - Cimitero Monumentale Torremaggiore FG - www.torremaggiore.com
Tomba Serg. Bombardiere Giuseppe Acquafresca – Cimitero Monumentale Torremaggiore FG – www.torremaggiore.com
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Tomba Serg. Bombardiere Giuseppe Acquafresca – Cimitero Monumentale Torremaggiore FG – www.torremaggiore.com

Capitano Emilio Di Pumpo (1909 – 1945)- Capitano d’artiglieria reparti R.S.I. Decorato con la Croce al Merito di Guerra; fucilato a Sesana venne infoibato dai partigiani comunisti jugoslavi di Tito il 24 maggio del 1945.

Angelo Celeste venne infoibato dai partigiani comunisti jugoslavi di Tito tra il 1943 ed il 1945.

Soldato Emilio De Cesare (1922) Apparteneva al 14° Reggimento Mitraglieri di stanza in Yugoslavia dal 1941 al 1943. Fu catturato dai tedeschi dopo l’armistizio dell’otto settembre 1943 e venne imternato in un campo di concentramento nazista presso Berlino.

CADUTI DI TUTTE LE GUERRE

Monumento ai Caduti - Torremaggiore (FG) - Foto di Ciro Panzone - www.torremaggiore.com -
Monumento ai Caduti – Torremaggiore (FG) – Foto di Ciro Panzone – www.torremaggiore.com –

ELENCO DEI COMBATTENTI TORREMAGGIORESI DECORATI AL VALOR MILITARE DURANTE LA PRIMA GUERRA MONDIALE

Decorato con una Medaglia d’Argento,una di Bronzo e la promozione ad Aiutante di Battaglia equivalente al grado di Maresciallo il Soldato Saverio Tricarico.

Ecco i decorati con la Medaglia d’Argento al Valor Militare:
Soldato Di Palma Vincenzo,
Soldato Farino Luigi,
Caporale Costantino Giuseppe,
Caporale Camarca Francesco
Sottotenente Celeste Cesare,
Tenente Di Pumpo Raffaele

Decorati con una Medaglia di Bronzo al Valor Militare ed un Encomio solenne:
Tenente di Vascello Celozzi Antonio,
Capitano Tanzi Michele.
Decorati con una Medaglia di Bronzo al Valor Militare :
Soldato Celozzi Giuseppe,
Soldato Coppola Emilio,
Soldato Russo Savino,
Zappatore Lariccia Luigi,
Caporale Cucino Gioacchino,
Caporale Visconti Salvatore,
Aspirante Ametta Vittorio,
Sottotenente Gallo Tommaso,
Sottotenente Innelli Michele,
Sottotenente Lariccia Vincenzo,
Sottotenente Pironti Gennaro,
Capitano Gallo Giovanni,
Capitano Lamedica Michele»

Meritevoli di Encomio Solenne per azioni compiute sul campo di battaglia
Soldato Ceddia Raffaele,
Soldato Laronga Giuseppe,
Soldato Russo Luigi,
Gaporalmaggiore Supino Nicola,
Sergente Maggiore luppa Gennaro.

Tutti i Combattenti torremaggioresi della Prima guerra mondiale che non furono presi prigionieri dagli austriaci sono stati decorati con la ” Croce al Merito di Guerra “, una Medaglia Commemorativa e il
” Cavalierato di Vittorio Veneto “.

ELENCO DEI COMBATTENTI TORREMAGGIORESI DECEDUTI NELLA SECONDA GUERRA MONDIALE

Maggiore Campanella Michele
Capitano Di Pumpo Emilie
Tenente Matarese Ettore
Sergente Pasqualone Domenico
Sotto Capo De Meo Rodolfo
Caporalmaggiore Pensato Felice
Caporalmaggiore Rotunno Antonio
Caporalmaggiore De Santis Pontino
Caporalmaggiore Pettolino Nicola
Caporale De Yito Eugenio
Caporalmaggiore Candela Francesco
Agente P.S.. Garofalo Francesco
Marinaio LandoIfi Luigi
Marinaio Sparanera Aurelio
Marinaio Celeste Angelo
Aviere Carideo Armando
Pre-Aviere Faienza Giuseppe
Bersagliere Aquilar Vincenzo
Soldato La Gioia Michele
Soldato Miceli Salvatore
Soldato Pensato Felice
Soldato Piccolantonio Domenico
Soldato Puntonio Vincenzo
Soldato Prencipe Giuseppe
Soldato Rubino Pasquale
Soldato Rispoli Antonio
Soldato Trematore Giuseppe
Soldato De Simone Antonio
Soldato Beatrice Michele
Soldato Cammisa Lazzaro
Soldato Calabrese Michele
Soldato Custodero Michele
Soldato Coppola Attilio
Soldato Colonna Ciro
Soldato Croce Giuseppe
Soldato Calabrese Giuseppe
Soldato Coppola Luigi
Soldato Cofetantino f Alfonso
Soldato D’Amè Luigi
Soldato De Santis Domenico
Soldato De Santis Pasquale
Soldato D’Amico Emanuele
Soldato Diomedes Francesco
Soldato Del Grosso Domenico
Soldato De Cesare Michelangelo
SoldatoD’Ercole Michele
Soldato Giarnetti Emilio
Soldato Insogna Michele
Soldato Liquori Michele
Soldato Laronga Nicola
Soldato Liberatore Matteo
Soldato Alessandrino Vincenzo
Soldato Amore Cosimo
Soldato Ammollo Luigi
Soldato Angeloro Michele
Soldato Barassi Domenico
Soldato Calabrese Domenico
Soldato De Gennaro Nicola
Soldato De Meo Savino
Soldato Di Pumpo Mario
Soldato Di Pumpo Luigi
Soldato Dragonetti Domenico
Soldato Lamedica Michele
Soldato Marino Francesco
Soldato Melchiorre Vittorio
Soldato Mele Ettore
Soldato Mele Guerrino
Soldato Mele Luciano
Soldato Miscio Matteo
Soldato Moffa Guerrino
Soldato Panebarco Filippo
Soldato Palma Mario
Soldato Sacco Giuseppe
Soldato Soldano Raffaele
Soldato Samale Matteo
Soldato Tortora Raffaele
Soldato Testa Giuseppe
Soldato Valente Michele
Soldato Caricato Umberto
Soldato Lavacca Raffaele
Soldato Molise Corrado
Soldato Olivieri Alessandro

Nell’elenco per completezza dell’informazione si cita anche il Capitano Michele Ciaccia ed il Soldato Michele Fanolla che sono stati fucilati dai Partigiani perché accusati di collaborazione con la Repubblica Sociale Italiana.

SEZIONE DEDICATA A COLORO CHE SI SONO DISTINTI PER MERITI SCIENTIFICI E MEDICI

Prof. FELICE PICCININO (1861 – 1937) Medico, scienziato, docente universitario, diresse ospedali e cliniche, ed occupò diverse cattedre nell’Ateneo napoletano, quali: Istologia, Batteriologia, Neuropatologia, Fisica medica, Elettroterapia, Radiologia. Studioso e ricercatore rigoroso nel 1901, ancor prima di Madame Curie annunciò al mondo scientifico le sue scoperte sulla influenza della radioattività. E’ stato autore di circa un centinaio di pubblicazioni.

Prof. Giulio LECCISOTTI (1900 – 1976) Fratello dello storico Don Tommaso Leccisotti. Ispettore Generale Medico del Ministero della Sanità. Laureato in Medicina nel 1923 (a soli 22 anni) entrò nell’Amministrazione Sanitaria nel 1925; l’anno successivo passò alla Direzione dell’Ufficio di Igiene e Sanità di Taranto dove vi restò fino al 1952. Organizzò i servizi sanitari e studiò per primo l’organizzazione ospedaliera della Provincia Ionica. Ha pubblicato 37 studi scientifici di microbiologia e parassitologia, di demografia, di igiene ospedaliera, di propaganda igienica e di statistiche sanitarie. Ha redatto la legge per la protezione sanitaria delle popolazioni contro i pericoli delle radiazioni ionizzanti, ha curato anche la legislazione sulle acque minerali e gli stabilimenti termali. La sua raccolta legislativa giunta alla terza edizione è l’unica esistente e fa testo in materia. E’ riportata nell’Enciclopedia del Diritto diretta dall’allora Giudice della Corte Costituzionale S.E. Antonino Papaloo. Ha anche ricperto le seguenti cariche : Docente di Igiene, Dirigente della Divisione; Idrologia Medica, Terapia Fisica e Medicina Nucleare, Protezione Civile e Capo della Segreteria NATO del Ministero della Sanità.

Prof. Francesco Pensato ( 1851 – 1888) Medico e specialista di grandi doti, svolse la sua attività a Napoli, come igienista del Comune e come Ordinario nell’Ospedale degli Incurabili. Conseguì la docenza presso l’Università degli Studi “Federico II” di Napoli, e nella veste di professore pareggiato fu molto caro al sommo Cardarelli che lo apprezzò per le sue doti e per le sue ricerche. Medaglia d’oro al merito. Morì all’età di 37 anni, le sue spoglie mortali, traslate da Napoli, riposano nella tomba di famiglia presso il Cimitero di Torremaggiore.

Dott. EMILIO ARIANO ( 1919 -2005 ) – Era nato il 25/09/1919 a Torremaggiore. Si laureò in Medicina e Chirurgia a Napoli il 23/11/1946, frequentò molte cliniche nella città partenopea fra le quali la Clinica Radiologica e tornò nella sua città natale nel 1951 in qualità di medico di medicina generale, ruolo che svolse fino al 1989. Successivamente si occupò anche di clinica radiologica. Professionista esemplare fu profondamente altruista e generoso ed era fortemente legato al suo territorio. In ogni ambito fu integerrimo e stimato da tutti. È stato il fondatore dell’ istituto di vigilanza notturna all’inizio degli anni Sessanta fino alla fine degli anni Novanta incrementando l’organico dalle prime due unità iniziali ad oltre dieci collaboratori. Fu cofondatore, vice presidente e medico sociale della mitica squadra di calcio che portò il Torremaggiore dalla Terza categoria alla 4^ serie ( l’odierna Serie C1). Dall’avvio dell’Italia repubblicana fu anche consigliere comunale fino alla fine degli anni Ottanta tra le fila della Democrazia Cristiana. Tra i banchi del consiglio comunale svolse con rigore, disciplina ed eleganza una ferma, dura ed intransigente opposizione alle giunte PCI capeggiate dai sindaci Prof. Michele Cammisa e da Domenico De Simone. Ricoprì anche il ruolo di segretario cittadino per la DC. Grande appassionato di agricoltura, fu estimatore profondo del Vino Rosso Montepulciano che vinificava nella propria cantina.

 

 

Dott. DOMENICO CELOZZI (1881 – 1944) Chirurgo, fu Sovrintendente Generale Sanitario dell’Esercito Italiano e dopo divenne Direttore dell’Istituto Sieroterapico Militare. Fu anche Presidente del Sindacato dei Medici.

Prof. SALVATORE CIACCIA (27 GIUGNO 1895 – 22 novembre 1981)

Insigne ortopedico, laureato presso la Regia Università degli Studi di napoli il 22 luglio 1920 con pieni voti assoluti e lode iniziò la sua carriera medica come assistente effettivo e poi straordinario nell’Ospedale civile di Venezia presso la Divisione Chirurgica 1^ ( ortopedia e chirurgia infantile). Andò anche all’estero a perfezionarsi (Vienna). Ha pubblicato 32 studi, venti comunicazioni ai Congressi ed alle Riunioni Scientifiche. Libero docente di Ortopedia e Traumatologia dal 1931, Primario di Ortopedia e Traumatologia agli Ospedali Riuniti di Foggia è stato anche Direttore dell’Ospedale “San Giacomo” di Torremaggiore.

IL RICORDO DEL PROF. CIACCIA (2020) – TORREMAGGIORE.COM

Scarica in pdf il ricordo del Prof. Ciaccia realizzato dal Primario emerito di Medicina del San Giacomo (1972-1998) Prof. R.M. Piancone

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Dott. EDIO FELICE SCHIAVONE ( 8/09/1927 – 19/02/2016 ) – “Il medico umano” – Primario Ospedaliero e Poeta. Si è laureato in Medicina e Chirurgia all’Università degli Studi di Bari. Ha conseguito anche le specializzazioni in Pediatria, Neuropsichiatria infantile (NPI) e Medicina Scolastica. Ha avviato il suo percorso lavorativo presso l’Ospedale Pediatrico Giovanni XXIII di Bari. Aprì lo studio privato a Torremaggiore presso Piazza Raimondo De Sangro nel 1967 dividendosi tra Bari e Torremaggiore. Molte famiglie lo ricordano con la sua Fiat 850 Sport Coupè a fare visite gratuite a domicilio a casa della povera gente.  Nel 1968 arrivò al San Giacomo di Torremaggiore in Pediatria per diventarne Primario nel 1973, carica che mantenne fino alla pensione avvenuta a metà degli anni novanta. Professionista umile è stato molto apprezzato dall’utenza e dai sanitari degli altri reparti con cui c’era una proficua collaborazione. Andato in pensione si è interamente dedicato alla poesia, come è noto il suo primo libro di poesie è stato pubblicato nel 1961. Era profondamente legato alla sua terra e al Sud Italia che ha sempre citato nelle sue poesia e nei suoi libri.  E’ deceduto presso la RSA Villa Marica di Santo Spirito (BA).  Il rito funebre è stato celebrato il 20 febbraio 2016 alle ore 16.00 nella Cattedrale di Bitonto (BA). E’ una delle personalità più autorevoli che ha scritto la storia del San Giacomo di Torremaggiore. E’ sepolto nel cimitero monumentale di Torremaggiore.

 

Opere pubblicate: La morte non ha la smorfia del teschio (poesie), Ed. Gastaldi, Milano 1961; Io e il mio Sud (Parte Prima), Ed. Cappelli, Bologna 1987; Io e il mio Sud (Parte Seconda), Ed. del Leone, Venezia 1990; L’Uomo questo mistero, idem 1993; L’Ultima sera di Carnevale (poesie), tradotte in serbo-croato da Dagran Mraovic, Ed. Mladost, Belgrado 1996; Senza l’uomo, Ed. del Leone, Venezia 1997; Quasi un diario (Prima parte), Edizioni Helicon, Arezzo 2000;Poesia dove, Edizioni Portofranco, Taranto 2002; Io, l’uomo e gli amici…, Genesi Editrice, Torino 2007.
Presente in molte Antologie e Storie Letterarie: Chi scrive, I.L.E., Milano, 1962; Golfo gruppo 1989, Ed. Forum, Forlì 1990; Poesia oggi, Ed. Book, Bologna 1990; Poeti del XX secolo, Seledizioni, Bologna 1989; Poesia Italiana del Novecento (tradotta in tedesco), Ed. Latmag, Bolzano 1992; Poesia – Non poesia – Anti poesia del ’900 italiano, Ed. Bastogi, Foggia 1992: Storia della letteratura italiana (Il Secondo Novecento), Ed. G. Miano, Milano 1993; Poeti del 2000, Ed. Latmag, Bolzano 1993; La poesia in Puglia, Ed. Forum, Forlì 1994; Scrittori nel tempo, Ed. Latmag, Bolzano 1994; Poeti e Muse, Vol. 4-5-6, Ed. Lineacultura, Milano 1996; L’Altro Novecento nella poesia italiana, Vol. 1, Ed. Bastogi, Foggia 1995; Natale (poesie), Ed. Il Quadrato 1990; Amore e fedeltà alla parola, Vol. 2 Edizioni Il Ponte Italo-Americano, New York 1996; L’Altro Novecento, Vol. 3, Ed. Bastogi, Foggia 1997; Rassegna della poesia pugliese contemporanea, Ed. Portofranco, Taranto 1997; L’erbosa riva, Genesi, Torino 1998; Poeti e scrittori contemporanei allo specchio, Edizioni Helicon, Arezzo 1999-2000-2001-2002-2003; Storia della letteratura italiana del XX secolo, idem 2000; L’anemone e la luna, Edizioni Besa, Lecce 2001; Quindici, Edizioni Portofranco, Taranto 2003; Il cigno e la cicala, Edizioni Levante, Bari 2004; Dizionario ragionato degli scrittori italiani del ’900, Edizioni Helicon, Arezzo 2004; Un secolo in un anno, Almanacco paredro secolare/annuale, Genesi Editrice 2005; Solchi di scritture, Edizioni Helicon, Arezzo 2006.

 

 

 

Prof. NICOLA BELLANTUONO – “Il medico galantuomo” – (1923 – 2011)


Fu chirurgo, uomo di scienza e rettitudine morale, nonché Primario del Reparto di Chirurgia Generale e Direttore Sanitario dell’Ospedale “San Giacomo” di Torremaggiore. E’ stato anche libero docente universitario. Fu anche figlio spirituale di Padre Pio. Operò negli ultimi anni di vita presso la Clinica San Francesco di Foggia e fu tra l’altro Libero Docente in Patologia Speciale Chirurgica presso l’Università di Napoli, Specialista in Chirurgia Generale, Specialista in Chirurgia Vascolare, Specialista in Urologia e già Primario di Chirurgia e Direttore Sanitario nel nostro glorisoso Ospedale San Giacomo. Il medico galantuomo è tornato alla casa del Padre nella notte tra il 12 ed il 13 aprile del 2011.

Padre Pio con il Prof. Nicola Bellantuono di Torremaggiore (Fg) - www.torremaggiore.com -
Padre Pio con il Prof. Nicola Bellantuono di Torremaggiore (Fg) – www.torremaggiore.com –

SEZIONE DEDICATA A COLORO CHE SI SONO DISTINTI PER MERITI RELIGIOSI, ECCLESIASTICI E SOCIALI

Vescovo Ruggero di Puglia (1205 – 1266) Nato a Torremaggiore è stato un monaco medievale, ed è conosciuto per il suo coinvolgimento nell’invasione dei Tatari in Europa. Vescovo dell’Arcidiocesi di Spalato-Macarsca. (clicca qui per leggere i dettagli)

Vescovo Andrea della Cavalleria ( deceduto nel 1519) Rettore della Chiesa di San Pietro, fu poi vescovo di Volturara (Fg).


Padre Berardino da Torremaggiore
(sec. XVI) Fu custode del Convento del SS. Salvatore di Lucera; morì in concetto di santità.


Padre Gabriele da Mentone
Dimorò presso il Covento dei Cappuccini (oggi Presidio Ospedaliero San Giacomo con annessa Chiesa di Santa Maria degli Angeli) dal 1731 al 1771. E’ morto in concetto di santità il 10 febbraio 1771 all’età di 73 anni; il suo corpo fu esposto per ben nove giorni . Fu aperto il Processo Extragiudiziale sulla sua vita; il suo corpo riposa all’interno della Chiesa di Santa Maria degli Angeli presso l’altare maggiore.

Mons. Antonio Lamedica (25/02/1904 – 5/04/1993)

Mons. Antonio Lamedica - www.torremaggiore.com
Mons. Antonio Lamedica – www.torremaggiore.com

Preside della Scuola Media di Torremaggiore, Professore di francese, Presidente della Scuola Musicale “Luigi Rossi di Torremaggiore, co-fondatore ed assistente ecclesiastico dell’AGESCI Torremaggiore 1, Cappellano ed assistente della Confraternita della Morte e del Rosario di Torremaggiore, Rettore delle Chiese di Sant’Anna e dell’Addolorata, Arciprete emerito della Chiesa Matrice San Nicola di Torremaggiore e cameriere segreto di Sua Santità Giovanni Paolo II. Sacerdote Salesiano.Di animo buono, ma deciso, fu solidale e disponibile con tutti. Fu anche cultore di musica e pianista. Perché il suo ricordo restasse a futura memoria -fra i giovani di ieri, di oggi e di domani- il gruppo scout AGESCI Torremaggiore 1 nel 1995 ha fatto erigere un monumento ai margini della pineta comunale “Baden Powell” divenuto, in tutte le ore del giorno, il luogo di ritrovo di tanti giovani che Lui prediligeva. Pur lasciando un vuoto incolmabile, don Antonio è sempre nei cuori dei suoi scouts ( e non solo!) ; è grazie alla sua tenacia che oggi bambini, ragazzi e giovani di ambo i sessi possono conoscere gli intramontabili ideali che lo Scautismo propone per lasciare il mondo un po’ migliore di come lo hanno trovato. E’ deceduto alle ore 13 del 5/04/1993 in Via Aldo Moro 147 presso la sede delle Suore Ancelle del Sacro Cuore.

Don Antonio Codipietro (1876 – 1959) Arciprete, fu Parroco della Chiesa Matrice di San Nicola di Torremaggiore dal 1910 al 1959. Rese possibile nel 1941 la dotazione dell’erigenda della Parrocchia di Maria SS.ma della Fontana, eretta canonicamente con decreto del Vescovo di San Severo nel 1944.

Don Matteo Biuso ( 1883-1965) . Primo parroco del Santuario della Madonna della Fontana, nato a Torremaggiore il 03/12/1883 e morto il 23/10/1965.

Secondo quanto afferma Enrico Piccinino in “ Profilo Cronistorico della Chiesa di Maria S.S. della Fontana in Torremaggiore”, questo sacerdote fu l’ultimo Cappellano della chiesa e il primo Parroco, quando essa divenne parrocchia. Tutti riconoscevano la sua bontà, la sua generosità, il suo dinamismo e il suo amore per la Madonna. Entrò in seminario all’età di dieci anni e fu ordinato sacerdote nel 1908. L’anno dopo fu nominato Cappellano della Chiesa. Già prima della guerra 1939/45 aveva preparato quant’era necessario per l’erezione della Chiesa in parrocchia, con la guida e le direttive del vescovo, mons. Oronzo Durante. In seguito alla morte di questi e terminata la guerra, mons. Francesco Orlando continuò nelle iniziative del predecessore ed eresse con bolla del 06/01/1944 la chiesa in parrocchia. Il 24/04/1960 lo stesso mons. Orlando elevò la parrocchia alla dignità di Santuario Mariano. Il parroco don Matteo  Biuso visse la nuova realtà del Santuario, coadiuvato da un giovane sacerdote, fino alla sua morte, sopraggiunta cinque anni dopo. Una lapide nella chiesa riporta ad imperitura memoria il suo nome.

 

Mons. Giuseppe Lariccia (24/02/1882 – 27/07/1959) Arciprete, maestro di scuola e di musica, fu co-fondatore nel 1929 della Scuola Musicale “Luigi Rossi” di Torremaggiore. Fu sua l’idea della creazione della Casa per l’Infanzia Abbandonata che avviò negli anni cinquanta e dopo della sua dipartita fu terminata da Padre Arturo D’Onofrio da Visciano. Nel 1912 si recò a Bergamo dove si abilitò alla docenza nella scuola elementare e perfezionò la lingua francese. Sulle orme di Don Bosco si dedicò completamente all’infanzia ed alla gioventù bisognosa.  Realizzatore di molti spettacoli teatrali (tra cui il memorabile “Cappuccetto Rosso” del 1932), fu anche direttore dell’orchestrina e del coro della Parrocchia di Santa Maria della Strada. Coordinatore, progettista e patrocinatore dell’umanitaria Casa per l’infanzia abbandonata. Autore dello scritto pregiato “Dieci Comandamenti”. Mons. Laricca è ricordato per il suo rigore morale e per la sua scrupolosa metodologia scolastica. Torremaggiore gli ha intitolato una strada nei pressi del Castello Ducale.

Don Tommaso Leccisotti (1895 – 1982) vedere la sezione storica.

Mons Felice Ciaccia (1912 – 9/11/1987) Professore di Teologia, Rettore della Chiesa del Carmine, è deceduto il 9 novembre 1987 a seguìto di un incidente stradale avvenuto all’ingresso di Torremaggiore sulla SP30 che conduce a San Severo. Fu collaboratore giornalistico con alcune testate ecclesiastiche. 
Fonte foto Fontanari Torremaggioresi

 

Don Emanuele Jacovelli (Lucera 1861 – Torremaggiore 1917) è stato storico e sacerdote.
Nato a Lucera da Michelangelo e Maria Giustina Conte il 29 novembre 1861, è morto a Torremaggiore il 27 dicembre 1917. Sacerdote Partecipante del Clero Ricettizio, svolgeva il suo ministero nella Chiesa Matrice di San Nicola. Famoso è il suo volumetto “Cenni storici su Torremaggiore”, pubblicato in due edizioni, la prima nel 1896, la seconda nel 1911 per i tipi Dotoli di San Severo. Quest’opera è di un certo pregio e valore, perché rappresenta il primo lavoro più organico e più completo sulla storia di Torremaggiore. Di recente, è stata valutata degna di rilievo da Atesa Editrice di Bologna, che ne ha curato la ripubblicazione in copia anastatica.

Hanno scritto di lui:
“Il signor Jacovelli, un Sacerdote che vive nascosto, ma che è ricco d’ingegno e di studi, per dare a’ suoi concittadini una storia popolare della loro terra natia, ha raccolto parte dalla viva voce di amici e conoscenti, parte da pubblicazioni ignorate da moltissimi, queste memorie che riguardano la città di Torremaggiore. Lo scopo prefissosi dall’autore ci sembra pienamente raggiunto, e noi ce ne congratuliamo di cuore”.
Domenica dell’Operaio, Napoli, anno VI, n. 50, dicembre 1896.

“Libri della natura del suaccennato valente sac. E. Jacovelli, tornano utili: valgono per integrare la narrazione storica in senso più largo; e, ricordando agli avvenire le glorie dei passati, sono sprone ad altri fatti onorifici pel natio paese. Ecco una doppia cagione di lode pel pregevolissimo lavoro, di cui parliamo…”
Fiori Cattolici. Napoli, febbraio 1897, vol. 2°, anno 36.

Padre Doroteo Forte  – frate minore – (Rignano Garganico 1911 – Foggia 2001)

Torremaggiore era ancora occupata dalle truppe anglo-americane quando vi giunsero i Frati Minori Francescani, chiamati in aiuto dal clero locale, assai scarso e da Mons. Francesco Orlando, Vescovo di San Severo. Questo Vescovo cedeva ai Frati Minori la Chiesa delle Sante Croci e dava ad essi la facoltà di fondare un loro convento annesso alla Chiesa. L’incarico venne affidato al Reverendo Padre Doroteo Forte di Rignano Garganico che si prodigò tantissimo per il popolo ed evidenziò pubblicamente nella Torremaggiore dei fine anni quaranta le dure condizioni lavorative nei campi chiedendo ai proprietari terrieri migliori paghe e meno ore  per i lavoratori. Uno degli episodi che lega questo frate a Torremaggiore risale ad una sera del 1944. I soldati americani si erano recati con due autocarri nel piazzale antistante la Chiesa delle Sante Croci dove erano presenti i mattoni che sarebbero serviti per la costruzione del Convento. Volevano caricare i suddetti mattoni per portarli via allos copo di costruire baracche per le truppe ; Padre Doroteo si precipitò a dissuadere i soldati. Qualcuno corse in chiesa e si mise a scampanare fuoriosamente ed in un baleno il piano si affollò di gente urlante. Le donne più sfegatate salirono sugli autocarri e si misero a scaricare i mattoni sotto le minacce dei mitra puntati. Sopraffatti dalla folla, i soldati si allontanarono con la minaccia di tornare con i rinforzi. Mezz’ora fu sufficiente per far sparire 50mila mattoni nel soccorpo tombale della Chiesa. Padre Doroteo Forte  ci ha lasciato decine e decine di opere e di studi sul movimento francescano di Puglia e Molise. Ecco alcuni titoli: ” Itinerari Francescani in Terra di Bari”, Bari, 1972; “Movimento Francescano nel Molise”, Cambobasso, 1975; “Il Santuario di San Matteo in Capitanata”, Bari, 1978; “Il bel Convento di Castelnuovo della Daunia”, Foggia, 1979; “I Francescani”, Foggia, 1981; “Racconti per ore vuote”, Foggia, s.d.; “Necrologia della Provincia di S.Michele Arcangelo”, Foggia, s.d.; “Con S.Francesco in Puglia”, in “Frati Minori in Italia”, Porziuncola, 1981, “Galleria Francescana” (a cura di),1994, ecc. Tre i volumi dedicati al suo paese natale e al più grande personaggio che generò nella sua storia, pure francescano: “P. Antonio Fania da Rignano, un animatore e un precursore”, Bari 1961; “Il Vescovo P. Antonio Fania, a cent’anni dalla sua morte”, Firenze, 1980; “Rignano Garganico”, Foggia, 1984. Quest’ultimo è considerato il primo e più completo testo finora realizzato sulle origini e sulla storia della cittadina garganica.

Padre Amedeo Gravina (1916- 1992)

Laureato “cum lode” a Napoli, docente di latino e greco, rigoroso studioso e penna dotta, lasciò molti scritti, orfinati nel ponderoso volume “GALLERIA FRANCESCANA” curato da Padre Doroteo Forte. Fu anche Vicario della Provincia Monastica di Foggia, Prefetto degli Studi, Rettore del Collegio Serafico di Castellana Grotte e Vice-postulatore delle cause dei santi. Le sue spoglie riposano nel Cimitero di Torremaggiore. Presso il Convento del Sacro Cuore di Torremaggiore, gestito dai Frati Minori, è presente un Museo dedicato a Padre Amedeo.

Padre Giantonino Tromba (1944 – 2005)

Padre Giantonino Tromba

Rettore del Convento Sacro Cuore di Torremaggiore gestito dai Frati Minori e Cappellano del locale Ospedale “San Giacomo” dal 1976 al 1985. Maestro musicista, è stato fondatore e direttore del coro dei frati minori dal 1982 al 1985. Ha anche costituito a Torremaggiore l’Ordine Francescano Secolare. E’ ricordato per la sua grande umiltà, semplicità e disponibilità. In occasione dell’Incoronazione a Regina della Madonna della Fontana avvenuta il 23 ottobre 1983 ha scritto, composto e diretto l’inno durante la cerimonia. Chi lo ha conosciuto lo descrive come un autentico testimone del francescanesimo. Padre Giantonino Tromba è morto a Toro (Cb) all’alba del 21 ottobre 2005. Un male incurabile se l’è portato via a sessantadue anni. E’ doveroso e anche piacevole riportare ciò che di lui è stato scritto: Di temperamento mite, in breve tempo riesce ad accattivarsi la simpatia di tutti. Ha spiccate doti musicali e alcune sue composizioni sono conosciute anche all’estero”.
Diversi suoi canti sono inseriti nell’opuscolo Canti di Sion della Custodia di Terra Santa. Scrive di lui Padre Amedeo Gravina presentando un lavoro musicale: “Se S.Francesco tornasse sgancerebbe Padre Giantonino da ogni altra occupazione e lo spedirebbe per le strade del mondo a cantare le otto canzoni del suo microsolco, per commuovere il cuore degli uomini e sollevarlo alla gioia spirituale”. E poi ancora: “Testi e musica vestono l’umile saio minoritico. Sono, in un certo senso, autobiografici, perché rispecchiano l’animo mite, dolce, affabile dell’autore, che aborrisce da forme di divismo e di protagonismo. Le sue note non eccitano, non solleticano con orge di ritmi selvaggi. Indubbiamente trasmettono un messaggio umano e religioso, ma non con una tesi ideologica prefabbricata e aggiuntiva, bensì con il loro essere ed esprimersi in mitezza e in semplicità francescane”. Il Tennis Club di Torremaggiore gli ha intitolato uno dei due campi da tennis presenti presso la Scuola Elementare “Emilio Ricci” ed il Coach Giovanni Rubino gli ha anche dedicato l’Accademia Tennis “Padre Giantonino”. La stessa a breve diventerà ASD. Questa scelta è stata attuata perché egli favorì e diffuse tra i giovani che frequentavano il “Convento” negli anni ’70/80 la pratica del tennis.

Isernia 1972 foto di gruppo post-partita (Fonte http://web.tiscali.it/tuttopride/ ) Da sin: L’Arbitro Lops, Cordone, Gentile, Valente, La medica, Battaglia, Diomedes, Mario Di Pumpo, Pazienza, Celeste, Fraccacreta, Peppe Di Pumpo, Cicerale. In basso: l’All. Saverio Di Gioia, Ciancio, Padre Giantonino, Maria Ariano ed Enzo Lo Storto.
Isernia 1972 foto di gruppo post-partita (Fonte http://web.tiscali.it/tuttopride/ ) Da sin: L’Arbitro Lops, Cordone, Gentile, Valente, La medica, Battaglia, Diomedes, Mario Di Pumpo, Pazienza, Celeste, Fraccacreta, Peppe Di Pumpo, Cicerale. In basso: l’All. Saverio Di Gioia, Ciancio, Padre Giantonino, Maria Ariano ed Enzo Lo Storto.

E’ possibile scaricare a questo link l’omelia integrale celebrata durante le esequie di Padre Giantonino Tromba a Toro (Cb) il 22 ottobre 2005

Don Amedeo Pensato ( 1922 – 2007) – Ordinato sacerdote nel 1946 prende possesso della Parrocchia di Santa Maria della Strada nel 1957 dove vi resterà come parroco fino al 1998; dopo è diventato Rettore della Chiesa dell’Addolorata o del Carmine fino alla sua morte, avvenuta qualche anno fa. Eccellente oratore.

Don Francesco Maria Vassallo (1925 -1981) fondatore del Movimento missionario cenacolisti e parroco del Santuario di Maria Santissima della Fontana di Torremaggiore dal 1966 al 1981.
Il suo biografo ufficiale don Giuseppe Stoico così scrive di Lui: “Il primato di Dio, lo spirito di preghiera, l’ardore missionario di arrivare a tutti, la direzione spirituale delle anime, il cristocentrismo delle sue lezioni di catechesi e una devozione illuminata a Maria, sono questi i grandi valori di fede e di vita, che don Francesco ci lascia in eredità”.
E l’avv. Mario Fiore aggiunge: “Certamente nella sequela della divina Ispirazione, contemplò attivamente il mistero del Golgota, desiderando, ed alla fine riuscendovi, di farlo rivivere nelle sue carni, coll’immergersi totalmente nella preghiera di adorazione, ma giammai disertando il quotidiano confronto con la sua comunità parrocchiale o tralasciando la scrupolosa ed attiva direzione delle anime, nelle lunghe e defatiganti ore di confessioni sacramentali”.

Don Dario Faienza ( 1938-2018) – Don Dario Faienza è deceduto alle prime ore del 28 febbraio 2018. Era nato il 15/02/1938 ed era stato ordinato sacerdote il 14/08/1966. Ha svolto la mansioni di Vice Parroco presso la Parrocchia Cattedrale di San Severo dal 1/09/1966 al 03/02/1981. Fu nominato Parroco di Maria Santissima della Fontana il 1 febbraio 1981 dal Vescovo della Diocesi di San Severo Mons. Angelo Criscito per succedere a Don Francesco Vassallo deceduto il 26 gennaio 1981. Sacerdote ricco di energia si è da subito tuffato nella vita apostolica per completare i lavori di restauro della Chiesa e per l’incremento della devozione mariana. Fu sua l’iniziativa di incoronare Regina la Madonna della Fontana il 23 ottobre 1983 con la partecipazione di S.E. il Cardinale Ladislao Rubin, Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali. Nel 1985 decidendo di realizzare un intervento conservativo della facciata e degli esterni del santuario Don Dario pone termine ai lunghi lavori di restauro ed ha restituito alla cittadinanza un decoroso tempio mariano con annesso restauro della sacra effigie presente all’interno del Santuario. Nel 1990 è promotore della realizzazione di un moderno monumento dedicato alla Madonna a memoria dell’antica fontana monumentale; si è altresì occupato della restaurazione conservativa del gruppo ligneo raffigurante la Madonna con il bambino ed i santi Francesco ed Antonio. L’anniversario del primo centenario della suddetta statua e della prima processione per le vie cittadine è datata 1997.  Fu sua l’idea nel 1989 di istituire la seconda processione del mercoledì dopo la Santa Pasqua. Negli anni novanta Don Dario ha anche reperito fondi per  il restauro integrale delle tavolette votive degli ex voto il cui patrimonio artistico e religioso è di notevole importanza, basti pensare ad alcune rare tavolette che raffigurano tematiche legate alla giustizia ed al brigantaggio,  sono uniche in tutta la Puglia. Le stesse sono tuttora esposte nella galleria adiacente al Santuario.  Infaticabile fino alla fine il suo impegno per incrementare il culto della Madonna della Fontana alla comunità di Torremaggiore.

Fonte foto: Si ringrazia per la gentile concessione l’Ing. Antonella Leccese, foto scattata il 18/09/2008 all’Abbazia di San Giovanni in Venere a Fossacesia (CH).

Per i dettagli delle opere realizzate da Don Dario Torremaggiore.Com  ringrazia per la consulenza storica lo studioso locale Ciro Panzone.

Bibliografia: Culto della Madonna della Fontana a Torremaggiore ( Volume II) a cura di Ciro Panzone

SEZIONE DEDICATA A COLORO CHE SI SONO DISTINTI PER MERITI CULTURALI ED ARTISTICI

Prof. Antonio Antonucci (1928 – 2008)
Ha svolto il proprio lavoro quale funzionario tecnico della Segreteria provinciale della Democrazia Cristiana di Capitanata, con estrema imparzialità e rigore, sia nei confronti delle svariate correnti interne del partito, sia nel rispetto degli altri partiti politici. Nel corso della sua carriera si è rivelato quale “Uomo di grande levatura morale”, dai principi cattolici e democratici, capace di comprendere gli umili e difendere i deboli. Orgoglioso delle proprie radici, molto si è speso per far conoscere alle giovani generazioni le Tradizioni e la storia del passato, come elemento fondamentale per la riscoperta dell’identità di un popolo. Amante del proprio territorio e della gente che lo abita, ha concretizzato buona parte della propria esistenza nella promozione culturale, con la nascita del Centro Attività Culturali “Don Tommaso Leccisotti”, di cui è stato presidente fondatore dal 1987 al 2008 (anno della sua scomparsa). Convinto assertore di questi principi, perciò, ha dato impulso alla valorizzazione del patrimonio storico-architettonico di Torremaggiore e, in particolar modo di Fiorentino, donde la difesa del trinomio: “Federico II – Fiorentino – Torremaggiore”.Tra le attività realizzate ininterrottamente dal Centro “Leccisotti”, a cadenza annuale, egli ovviamente ha prediletto l’evento denominato “Corteo Storico di Fiorentino”, che ha difeso e promosso in modo instancabile, profondendo energia e abnegazione alfine del conseguimento del bene comune, perché consapevole che dove c’è cultura, coscienza della propria identità individuale e collettiva, nonché impegno a migliorare la propria ed altrui esistenza, c’è il vero progresso.

Pasquale Ricciardelli (1921 – 2007) Ha svolto l’attività di docente e di Direttore Bibliotecario. Ha pubblicato saggi storici, monografie e biografie varie, studi glottologici e paleografici, esiti d’indagini socio – igienico -assistenziali, prolusioni di politica ambientale.Fu eletto anche come consigliere comunale,provinciale e regionale. Scrisse molti libri sui proverbi torremaggioresi e si impegnò costantemente per le politiche culturali a Torremaggiore.

Romualdo Parente (AAA cercasi data nascita/morte e dettagli)

Giuseppe Sartorio (1860 -1932) Pittore e scultore di chiara fama, simbolista, preraffaelita, michelangiolesco, grecista fino al Liberty; autore di molte opere, alcune delle quali presenti nel comitero di Torremaggiore.

Vittorino Rotelli ( 1889 – 1964) Pittore e decoratore classico, stimato autore di non poche opere, fra cui il Cristo nella Chiesa di Santa Maria degli Angeli di Torremaggiore. Fu prescelto nel 1937 per la decorazione del Palazzo reale di Tirana.

Giacomo Negri ( 1900 – 1973) Scultore, si è formato a Firenze con Augusto Rodin e Medardo Rosso, e si è affinato con Domenico Trentacoste, stimato nel mondo dell’arte ed esaltato da Alfredo Petrucci. Ha lasciato molte opere, tra cui l’imponente Monumento ai Caduti di Torremaggiore, il monumento funerario per Elisa Croghan (compagna del Principe Michele De Sangro) e la sua splendida tomba personale. E’ deceduto il 12 dicembre 1973 dopo un grave incidente stradale bei pressi di Candela (Fg), in cui perse la vita anche la moglie.

Rino Trematore ( 1895 – 1940) Morì in mare il 2 luglio 1940 al largo delle coste irlandesi, in seguìto all’affondamento della nave da crociera inglese “ARANDONA STAR” silurata da un sommergibile tedesco. Nella nave c’erano 1500 persone, di cui 476 italiani che a caua della guerra venivano trasportati in Canada come “enemy aliens – nemici stranieri”.
Pittore, durante la Grande Guerra fu Ufficiale degli Alpini e fu fatto prigioniero dagli austriaci. Dopo la guerra collaborò con Marigliano, Pennasilico, Merello, Bassano, Vaccari e Francesco Messina. Dopo si traferì in Gran Bretagna dove collavorò con la rivista “TATLER”, divenne il più ricercato artista e ritrattista dell’aristrocrazia inglese. Fece mostre a Londra, Edimburgo, Spagna e Danimarca. Tra i suoi tanti disegni quello celebre “il cecchino ha ucciso il mio alpino” sono presso la Biblioteca Comunale di Torremaggiore, poichè sono stati donati dal fratello Furio. Scrisse il dramma a tre atti “I Prigionieri” realizzato a Genova il 17 febbraio 1924 dalla Compagnia Stabile del Teatro del Popolo di Genova.

Maestro AURELIO SARAGNESE (1912 – 1998) – descrizione tratta da M. A. FIORE, Aurelio Saragnese ─  la poesia nella realtà e nella pittura,
Torremaggiore, febbraio 1994.

SCARICA IN PDF LA DESCRIZIONE COMPLETA SUL MAESTRO SARAGNESE
aurelio_saragnese_storia

Prof. VITTORIO NEGRI (1926 – 1990) Nato a Torremaggiore il 15 gennaio 1926, si diplomò presso l’Accademia di Belle Arti e Liceo artistico di Napoli nel 1948. Rimase fortemente legato alla sua città natale, dove insegnò in qualità di ordinario di educazione artistica presso la Scuola Media Statale “Filippo Celozzi” (attualmente Scuola Media “Padre Pio”). Pittore, scultore, incisore, pubblicista e cartellonista autodidatta, partecipò dal 1949 attivamente alla vita artistica del nostro Paese, riscuotendo notevoli successi da parte di critici qualificati e amatori d’arte. Partecipò inoltre a numerose manifestazioni d’arte (“Sindacali” di Bari con sculture, “Sosiale” di Foggia), a mostre nazionali di pittura quali “Maggio di Bari”, “Premio Città di Melfi”, UNICEF di Roma, ottenendo lusinghieri successi, molti premi, riconoscimenti e segnalazioni su varie pubblicazioni. In particolare, si segnala la premiazione dell’opera presentata alla mostra dell’UNICEF da parte dell’emerito Presidente del Consiglio dei Ministri on.le Giulio Andreotti. Profondo conoscitore del colore, trattò con perizia e amore particolare il paesaggio, i fiori e la figura, riuscendo con pochi tratti, sicuri e ben dosati, a dar vita alle sue opere, come essenza creativa; in esse si nota una forza che, quasi all’improvviso, lo spinge con prepotenza e impeto ad imprimere sulla tela ciò che lo tormenta e lo affascina. Le sue opere, i famosi acquerelli eseguiti con tecnica mista a china, sono esposte con orgoglio in moltissime abitazioni di Torremaggiore. Si segnala, inoltre, la presenza di sue opere in varie parti d’Italia, tra cui, Parma, Varese, Roma, Bari, Foggia e oltre confine come in USA. Ricevette incarichi da privati ed Istituti bancari, che confermarono il valore di Musa dell’Artista. La morte improvvisa, avvenuta il 6 ottobre 1990, pose termine alla sua attività creativa. La modestia che lo caratterizzava impedì che il suo nome avesse la meritata notorietà.

SEZIONE DEDICATA ALLE VITTIME DEL LAVORO

Antonio LAVACCA E Giuseppe LAMEDICA Deceduti il 29 novembre 1949 durante una manifestazione non autorizzata per rivendicare migliori condizioni lavorative nei campi. Lo scontro fu tra manifestanti e Carabinieri. Le tensioni esasperate di quegli anni rafforzarono la tendenza ad una gestione dura dell’ordine pubblico, per non correre il rischio di una guerra civile. La repressione da parte delle Forze dell’ordine dopo del secondo dopoguerra ha salvato lo Stato democratico italiano dal presunto sovversivismo attribuito al Partito Comunista Italiano e dal revanscismo neofascista.

 

8/12/1990 – Funerali di Lucio Palma e Antonio Piacquaddio – Fonte FontanariTorremaggioresi.com

Lucio Palma e Antonio Piacquaddio (deceduti il 6 novembre 1990 a Palazzo di Città) – (clicca qui per leggere i dettagli) Alle ore 20.10 della gelida serata del 6 dicembre 1990, si è consumata una delle pagine più brutte della nostra città federiciana che la stampa denominò “La strage di San Nicola”. Chi si macchiò dell’omicidio di due uomini onesti ed innocenti fu il cinquantenne Michele Manzulli (oggi deceduto) che aveva alle spalle l’omicidio del fratello avvenuto nel 1975, il ferimento di un brigadiere ed anche l’accoltellamento del proprio padre per ragioni di eredità. Nel 1987 il Manzulli, lasciò il carcere dopo solo pochi anni di detenzione, a causa degli effetti della Legge Gozzini che predispone sostanzialmente una serie di misure alternative alla detenzione in carcere in favore di coloro che hanno commesso un reato. La legge Gozzini (legge n. 663 del 1986) venne approvata in Parlamento con ampio consenso ed il voto contrario solo dell’allora Msi. Manzulli pretendeva una casa popolare ed aveva più volte effettuato questa richiesta agli amministratori locali, ma non era soddisfatto delle risposte dell’Amministrazione Comunale; decise perciò il 6 dicembre 1990 di andare direttamente a Palazzo di Città. Il Manzulli riuscì ad entrare senza problemi nella stanza dove si era appena conclusa la riunione di giunta, accompagnato dal cugino il Capogruppo consiliare DC Severino Carlucci, per parlare con il Sindaco. Urlò a gran voce:” Voglio una casa, datemi una casa!” La giunta allora replicò che potevano assegnargli una casa localizzata in Via Togliatti, egli rispose pretendendo una casa popolare situata in Via Marsala n° 105 ; i membri della giunta gli spiegarono che non era possibile perché lo stabile era occupato. A quel punto il Manzulli rispose : “Ah non mi volete accontentare? E allora di qua non esce vivo nessuno !” prese perciò le pistole che teneva nascoste nella cintura (una calibro 22, un revolver e una calibro 9 lungo) e sparò all’impazzata colpendo mortalmente l’Assessore Palma ed il Segretario del Comune Piacquadio, colpevoli solo di essere presenti nel posto sbagliato al momento sbagliato. Intanto altri membri della Giunta restavano svenuti a terra, oppure si rifugiavano sotto le scrivanie terrorizzati dall’accaduto, tre assessori riuscirono a scappare immediatamente. Anche l’allora Sindaco Liberatore iniziò a fuggire, ma il Manzulli inseguitolo continuerà a sparare, ferendolo gravemente. Subito dopo scapperà da Palazzo di Città con un furgone derubato ad un cittadino che transitava in quel momento, per recarsi a San Severo e da lì prendere un taxi per andare a Foggia. Sarà dopo arrestato dagli agenti della Polizia di Stato. Al Magistrato dopo dichiarò: “Volevo fare pulizia e liberare Torremaggiore dagli amministratori corrotti, mi ha ispirato Padre Pio….” Lo sdegno della cittadinanza non si fece attendere! Molti sostenevano che era una strage annunciata, dati i precedenti del Manzulli, c’era anche rabbia perché l’uomo non doveva essere in libertà, puntando il dito sia sugli sconti previsti dalla Legge Gozzini , che sullo smantellamento dei manicomi previsto dalla Legge Basaglia (Legge 180 del 13 maggio 1978). In tale circostanza venne anche dichiarato il lutto cittadino. Durante i funerali erano presenti circa seimila persone, oltre alle massime autorità civili e militari, c’era anche il Ministro per la Protezione Civile on. Lattanzio in rappresentanza del Governo. Le veritiere parole dell’allora vescovo della Diocesi di San Severo Mons. Carmelo Cassati sono attuali più che mai :” Politici, chiacchierate di meno e fate di più! Non imitate la Regione che chiacchera sempre e non fa niente.” Concluse la celebrazione funebre con queste parole : “ Tocca ai politici migliorare la situazione della casa e del lavoro, c’è scontento e sfiducia nella gente. Riflettiamo, ma chi può faccia. E lo faccia al più presto”.

SEZIONE DEDICATA ALLE VITTIME CIVILI

Casa natale di Nicola Fiani a Torremaggiore (Fg) - www.torremaggiore.com -
Casa natale di Nicola Fiani a Torremaggiore (Fg) – www.torremaggiore.com –

DON ONOFRIO FIANI ( 1761-1821) Nel Bicentenario della morte di Onofrio FIANI (1821-2021), ricordiamo il sacrificio del Patriota di Torremaggiore, a cura di Ciro Panzone.

FIANI ONOFRIO Maria Michele

Sacerdote e accademico

Nato a Torremaggiore nel 1761 e morto a Lucera il 14 febbraio 1821 all’età di 60 anni

Genitori: Giuseppe Fiani (dottore) e Marianna Maffei

Partecipante di S. Maria della Strada dal 1785 al 1794

Membro dell’Accademia Sebezia

Professore di Diritto presso l’Università di Castro e poi di Napoli

Eccellente studioso, autore di diverse opere storiografiche e di erudizione varia, tra cui la “Memoria di Gerione”

Fratello minore di Giambattista e Nicola Fiani, entrambi trucidati nel 1799.

Patriota repubblicano, arrestato, torturato, processato e condannato il 19 novembre 1799 a 20 anni di lavori forzati, che vennero commutati in perpetuo esilio dal regime borbonico.

Esule in Francia nel 1800, prima a Marsiglia e poi a Parigi, compose il suo manoscritto: Carattere de’ Napolitani. Quadro storico-politico scritto in Francia dopo la controrivoluzione di Napoli, che, rinvenuto dopo due secoli dall’editore Alfredo Gabriele, venne pubblicato postumo nel 2005, a cura di A.M. Rao e L. Membrini, dall’Istituto Italiano per gli studi filosofici di Napoli.

Passato a Milano nel 1801, don Onofrio diede alle stampe: Il genio d’Italia ovvero ricerche filosofiche su gli acquisti inutili alla Francia. Il volume è ricordato da Benedetto Croce come una ragionata protesta che allora si levò in Italia per la rapina iniziata dal Bonaparte delle nostre opere d’arte, tanto più che l’autore professava che “per amore della Francia e per onore del proprio carattere” aveva “saputo sacrificare quanto esiste di più caro al mondo” (B. Croce, Aneddoti di varia letteratura, III.).

Il coraggioso don Onofrio non si nascose dietro le parole, dichiarando le proprie idee con “libero linguaggio” (per usare la sua l’espressione), a riprova di una fierezza pervasa da autentico patriottismo che, da un lato, professava un programma politico fiducioso nell’azione riformatrice avviata dai Francesi in tutta Europa e, dall’altro, compiva un’analisi piena di amarezza e profondo scetticismo sull’efficacia di interventi esterni e intrapresi dall’alto.

Tornato in Puglia nel 1802, il sacerdote di Torremaggiore, dovette rifugiarsi a Foggia da dove iniziò una fitta corrispondenza con altri esuli, di cui sono state ritrovate le lettere inviate a Giambattista Franchi de’ Cavalieri di Veroli, compagno di dimora nell’anno dell’esilio milanese. Il loro fu l’incontro di spiriti profondamente feriti non solo dalla persecuzione personale subita nei rispettivi stati, quello borbonico per Onofrio e quello pontificio per l’amico verolano, ma anche per le spietate e crudeli efferatezze subite dalle rispettive famiglie in episodi di tumultuosa e sanguinosa insorgenza popolare. I loro beni vennero tutti confiscati.

Il sacerdote visse un periodo di sollievo nel decennio francese (1806-1815), durante il quale si stabilì a Napoli e tornò all’insegnamento e ai suoi interessi culturali, ma ne fu allontanato al ritorno dei Borbone.

In esilio a Lucera, trascorse i suoi ultimi anni in uno stato di assoluta povertà, sorvegliato dalle spie borboniche, isolato e malvisto dalla curia. Ivi, debilitato nella psiche e nel fisico, morì il 14 febbraio 1821.

Il martirio suo e della sua famiglia non fu vano perché, a detta del Croce, il sacrificio dei patrioti della repubblica napoletana rappresenta “il germe dell’unità d’Italia”.

Nicola Fiani (1757 – 1799) Liberale, patriota repubblicano ed antiborbonico. Combatté con il fronte clandestino patriottico per la diffusione delle idee liberali contrastate dal governo borbonico. (clicca qui per leggere i dettagli)

Ferdinando Nicola Sacco (1891 – 1927) calzolaio emigrato negli USA, ucciso sulla sedia elettrica il 23 agosto 1927 insieme a Bartlomeo Vanzetti. Nel 1977 il Governatore del Massachusetts riabilitò sia Sacco e Vanzetti.( clicca qui per leggere i dettagli)

Emilio Celeste (1900 – 1943) Contadino, ucciso durante la ritirata dei tedeschi che occupavano Torremaggiore, mentre le truppe alleate erano nei pressi della limitrofa San Severo.

Filomena Rubino ( 1874 – 1907) Ferita gravemente durante uno scontro a fuoco tra manifestanti e forze dell’ordine, per rivendicazioni salariali, morì all’Ospedale di San Severo e con lei la creatura che portava in grembo.

SEZIONE DEDICATA A COLORO CHE SI SONO DISTINTI IN AMBITO GIORNALISTICO

Ins. Luigi Goffredo (1902 – 1990) Educatore scolatisco e noto giornalista iscritto all’albo sin dal 1925. Uomo dotato di grande umanità e grande preparazione culturale. Fu insignito della Medaglia d’Oro della Pubblica Amministrazione.

Severino Carlucci (1926 – 2009) Giornalista locale, è stato collaboratore sia di quotidiani che di periodici pugliesi come Meridiano 16 e Puglia, ed ha raccontato molto della sua terra nei suoi articoli a cui era profondamente legato. Ha documentato con grande passione molti eventi della cittadina federiciana. Era iscritto all’albo dei giornalisti pubblicisti dal 1984. (clicca qui per leggere i dettagli)

Bibliografia e riferimenti web
Don Amedeo Pensato, Storia di Torremaggiore, edizione 1992 ;
P. Amedeo Gravina – Galleria Francescana a cura di P.Doroteo Forte – Archivio Prov. Frati Minori Foggia 1994;
M.A. Fiore, Antonio Lamedica da Torremaggiore, Roma 1995 ;
Panzone Ciro, L’eredità del Castello Ducale di Torremaggiore, Torremaggiore 1993;
Panzone Ciro, Il Culto della Madonna della Fontana a Torremaggiore, vol. 1, Foggia, Leone ed., 2002;
Molte informazioni su alcune personalità sono state estrapolate da varie interviste realizzate da Michele Antonucci;
Varie delibere della Commissione Toponomastica di Torremaggiore;
L’elenco dei caduti della Prima/Seconda Guerra Mondiale è tratto dal sito Fontanari Torremaggioresi
La parte relativa al dott.Emilio Ricci è tratta da www.francescogiuliani.net

RINGRAZIAMENTI
Si ringrazia per la preziosa consulenza lo studioso locale Ciro Panzone, autore di molteplici opere sulla storia locale sin dal 1984 ed esperto conoscitore della cittadina di Torremaggiore e del suo comprensorio.
Si ringrazia anche l’Avv. Mario A. Fiore per aver fornito molti dettagli che sono stati inseriti in questa rubrica; noto studioso ed autore da molti decenni di tantissime opere; nello specifico la parte relativa all’Ins. Di Ianni e al Maestro Pittore Aurelio Saragnese;
Si ringrazia il dott. Marcello Ariano per la realizzazione completa dei profili, con relative foto, del Tenente Matteo Ariano (1908-1936), del Prefetto Gaetano Ariano (1909-1999) e del Prof. Remo Fuiano (1919-2007).
Si ringrazia il dott. Nicola Fuiano per la realizzazione completa dei profili, con annesse foto del Gen. Sabino Di Pumpo ( 1922 – 2000) e del dott. Felice Di Pumpo  ( 1898 -1965).
Si ringrazia l’Arch. Vincenzo Di Noia per la realizzazione del profilo del Rev.do Don Matteo Biuso.
Si ringrazia la Famiglia Fuiano/Lariccia per la realizzazione del profilo del Prof. Michele Fuiano, fondatore del Liceo Fiani di Torremaggiore
Si ringrazia la famiglia D’Andrea/Sacco per la realizzazione del profilo sul Prof. Gaetano D’Andrea