9 NOVEMBRE 2024: 53 ANNI FA MORIVA ANCHE IL PARACADUTISTA TORREMAGGIORESE CARMINE CELOZZI NELLA TRAGEDIA DELLA MELORIA, TORREMAGGIORE ON LINE NON DIMENTICA

Segui Torremaggiore On Line su WhatsApp

TRAGEDIA DELLA MELORIA 1971 : PER NON DIMENTICARE

9 novembre 2024: 53 anni fa moriva anche il Sergente Maggiore Paracadutista Carmine Celozzi di Torremaggiore nella tragedia della Meloria. Affinchè il ricordo sia sempre vivo, commemoriamo nuovamente questo nostro concittadino tragicamente scomparso. I paracadutisti deceduti nell’adempimento del loro dovere di volontari, hanno tutti dimostrato e dimostrano che il paracadutista italiano, anche in tempo di pace, è sempre pronto al sacrificio supremo nel nome della Patria; essi sono i degni eredi degli eroi di El Alamein e sono in quell’angolo di cielo con loro.

clicca sulle immagini per ingrandirle
riproponiamo anche le foto della Commemorazione del 2021 al Cimitero ( 50° anniversario)

La tragedia della Meloria è il disastro aereo accaduto il 9 novembre 1971 nelle secche della Meloria, un tratto di mare situato a circa 7 km al largo di Livorno, in Toscana. L’episodio rappresenta il più grave incidente occorso alle forze armate italiane dalla fine della seconda guerra mondiale. Nell’ambito dell’esercitazione militare NATO denominata “Cold Stream” e svoltasi in Sardegna nel novembre 1971 era previsto il decollo di nove aerei militari Lockheed C.1 Hercules ed un Hawker Siddeley Andover, tutti britannici, dall’aeroporto di Pisa-San Giusto, per effettuare un lancio di paracadutisti italiani sulle zone di operazione. L’Hercules della Royal Air Force (RAF) matricola XV216, appartenente al No.24 Squadron di Lyneham, si inabissò al largo della costa livornese all’alba del 9 novembre 1971, con a bordo 6 militari britannici dell’equipaggio e i 46 paracadutisti italiani della 6ª compagnia “Draghi”, tutti periti nell’incidente. (Fonte Wikipedia)

hercules-c-130

Ringraziamo la sorella del Paracadutista Celozzi, nella persona della Sig.ra Filomena Celozzi, per aver concesso nel 2016 svariate foto a Torremaggiore.Com per poter commemorare al meglio questo compianto concittadino che riproponiamo.

telegrafo-celozzi-1
telegrafo-celozzi

Riproponiamo l’intervista rilasciata in occasione del 40° anniversario (2011) dal fratello del Paracadutista torremaggiorese, Maresciallo della Polizia Locale di Torremaggiore, Piero Celozzi, che ringraziamo per averci dato la possibilità di poter conoscere appieno questo nostro compianto concittadino tragicamente scomparso.

Che ricordo ha di quel periodo?

Un brutto ricordo,avevo 17 anni quando morì mio fratello. Fu lui a regalarmi la prima chitarra che imparai a suonare quando avevo tredici anni, lui era già paracadutista. Eravamo molto legati, e lui auspicò che diventassi avvocato.

Chi era il Paracadutista Carmine Celozzi?

Un giovane determinato, buono, altruista e dinamico. Conseguì il diploma triennale di avviamento professionale ad indirizzo meccanico e dopo si arruolò volontario come paracadutista. Fu Direttore di lancio ed aveva conseguito pure il diploma di infermiere;era legato anche all’allora Capitano Bruno Della Fazia che poi divenne Generale. Questo ufficiale era originario di San Severo ed operò molti anni insieme a mio fratello. Ritengo che Carmine se oggi fosse vivo si sarebbe congedato con il grado di Generale.

La famiglia accettò la scelta di Carmine di optare per la vita militare?

Mia madre non voleva ma non ci fu verso di convincerlo. Io ero favorevole perché ero affascinato dai Paracadutisti, dopo divenne anche una tradizione di famiglia poiché successivamente anche mio nipote Carmine (il figlio di mio fratello ingegnere) e mio nipote Salvatore optarono per questa scelta.

Cosa successe quando avete saputo della tragica notizia?

Ce lo dissero il giorno dopo e subito partimmo per Livorno; ricordo che pioveva con impressionante insistenza e non smise per nulla. L’allora Presidente della Repubblica Giovanni Leone è stato sempre con noi, e nello specifico con Daniela, la figlia di mio fratello. Il corpo di mio fratello Carmine fu uno dei primi che fu ritrovato, ma tagliato a metà… Ci chiesero il riconoscimento della salma, andò mio padre che lo riconobbe grazie ad una cicatrice che aveva all’inguine. La cosa che pochi sanno è che mio fratello Carmine non doveva partire per l’operazione Gesso 4. Chi doveva fare il direttore di lancio era un Maresciallo che dopo la cena della sera precedente non si sentì bene ma mio fratello per altruismo prese il suo posto; nessuno poteva immaginare quello che sarebbe successo.

Ma fu un guasto tecnico a far precipitare il Lockheed C-130 Hercules ?
Prima si disse che era un guasto tecnico, dopo la stampa disse che si seguì anche la pista terroristica riconducibile alle Brigate Rosse. Se ne parlò tantissimo, la scatola nera di quel C-130 Hercules non è stata mai trovata, un mistero come il caso di Ustica. La cosa bizzarra è che ci sono delle testimonianze di cacciatori che hanno sostenuto che l’aereo è scoppiato in aria durante il volo.
In occasione del 30° anniversario della tragedia andai con mia moglie e mia nipote Antonietta e arrivammo con una corvetta militare nelle secche della Meloria, proprio dove avvenne il tutto. Dove cadde l’aereo fu lanciata una corona ed altri fiori per ricordare i caduti, fu una bella manifestazione.

Cosa avvenne quando la salma fu riportata a Torremaggiore?
Ci furono funerali di Stato, vennero molte personalità militari e politiche tra cui Vito Lattanzio (all’epoca sottosegretario presso il Ministero della Difesa). La bara venne portata al cimitero con un automezzo militare.

Non ci sono state commemorazioni nel corso di questi quaranta anni a Torremaggiore ?

C’è stata l’intitolazione di una strada a mio fratello, proprio dove lui ha vissuto, grazie all’interessamento di Silvio Scudero e dell’allora sindaco dc Aldo Fantauzzi, recentemente scomparso. Sicuramente la cultura comunista dominante non poteva rispettare questi morti, perché loro consideravano i paracadutisti persone di destra, ci fu una evidente strumentalizzazione politica; il ’68 era passato da qualche anno e questa era la mentalità dilagante.

Michele Antonucci