La ragazza del Vaticano: la storia infinita di Emanuala Orlandi a cura del giornalista professionista torremaggiorese Gianni Sarrocco

di Gianni Sarrocco – Vice Direttore emerito del Quotidiano Il Tempo

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La ragazza del Vaticano: la storia infinita di Emanuala Orlandi a cura del giornalista professionista torremaggiorese Gianni Sarrocco

Una storia infinita. Anzi <la storia infinita>. Perchè è unica la struggente e tragica vicenda di Emanuela e di Mirella. Forse non ne stiamo ancora parlando e a volte straparlando a 41 anni dalla scomparsa delle giovanissime Orlandi e Gregori? Fiumi di articoli in questi otto lustri e passa, miriade di libri scritti da addetti ai lavori ma anche da altri spinti solo dal proposito di fare cassetta. Inchieste giudiziarie e giornalistiche a non finire, testimoni morti o scomparsi nel nulla, depistaggi, ricordi annebbiati dal trascorrere degli anni e come ultima spiaggia una commissione parlamentare d’inchiesta per cercare una verità che è sempre più lontana e che,stando così le cose, probabilmente non l’avremo mai, almeno in questa vita.

Quello che invece è sempre più palpabile è lo strazio indicibile dei familiari delle due ragazze. Per non dire dell’altalena lacerante di speranze e delusioni che mina cuore e cervello di quanti si ostinano ancora a cercare un orizzonte certo, o verosimilmente certo, che possa dare finalmente un po’ di pace. Il nostro pensiero va a Pietro Orlandi, fratello della giovanissima cittadina vaticana, penultima di cinque figli, 15 anni appena, svanita nel nulla il 22 giugno del 1983 dopo essere uscita dalla scuola di musica in una maledetta sera di inizio estate. Pietro, con un carico di 41 anni in più sulle spalle, è sempre in trincea. Come lo è ancora Maria Antonietta Gregori, sorella di Mirella, sanche lei quindicenne, scomparsa ad una manciata di metri dalla sua abitazione in piazzale di Porta Pia , proprio a ridosso dello storico monumento al bersagliere, quarantasei giorni prima di Emanuela. Due persone, ostinate, che non demordono e che non si fanno influenzare da false piste, rivelazioni sconcertanti ma senza speranza, racconti inediti e clamorosi, quasi tutti chiaramente falsi, tirati fuori da mitomani o da gente interessata.

Una scellerata caccia al tesoro che ciclicamente ritorna d’attualità. Come se non fossero trascorsi 41 anni dal giorno in cui l’allora giovane cronista de Il Tempo, in cerca di notizie con il fotografo Rino Barillari, dalle parti di piazza delle Cinque Lune, zona piazza Navona, viene attratto da un manifesto con la foto di una ragazzina con la scritta <scomparsa> a caratteri cubitali. <Rino scatta, non si sa mai…> e Barillari non lo si fa dire mezza volta. <Gianni già archiviata> risponde subito dopo una sequela di clic. Una volta nella <nostra casa> di piazza Colonna veniamo a scoprire che si tratta di una cittadina vaticana. Un particolare che ci fa drizzare le orecchie. Con il capocronista Angelino Frignani si va dall’allora direttore Gianni Letta e così inizia su Il Tempo la cronaca di una vicenda conturbante, drammaticamente interessante, per certi versi lacerante, logorante, piena di sorprese e di falsi scoop, diario del mistero più oscuro della storia italiana.

Scartata la probabilità di un allontanamento volontario la vicenda inizia a prendere una brutta piega perché ci inzuppano un po’ tutti, rendendo così difficilissimo il lavoro degli inquirenti. Per non parlare del nostro perché in assenza di certezze si rischia di raccontare ai lettori de Il Tempo il tutto e il contrario del tutto. Compreso la comparsa quasi immediata dei servizi segreti. Lo scopriamo per puro caso cercando di parlare con la direttrice della scuola di musica frequentata da Emanuela. All’ingresso, in coppia con Barillari, ci fanno firmare il registro dei visitatori e in cima alla pagina notiamo un nome e cognome con a fianco la scritta <servizi segreti>. Una foto che Il Tempo non ha mai pubblicato.

Quanti personaggi sulla ribalta delle cronache del dolore! Specialmente quando si viene a sapere della scomparsa di un’altra quindicenne, Mirella Gregori, nessuna attinenza con gli Orlandi e con ilVaticano, eppure scaraventata subito nel buco nero del mistero della figlia di Ercole Orlandi commesso della Prefettura della Casa pontificia. Diventa il binomio di un intrigo Emanuela-Mirella anche se ancora oggi c’è il dubbio che i due scellerati fatti siano veramente legati l’uno all’altro bensì entrambi immessi nel frullatore di un eventuale regista.

Quanti attori criminalmente interessati sulle scene di questa brutta storia che martirizza i familiari delle ragazze e sfianca anche quanti si occupano della vicenda per motivi professionali. Il fatto più eclatante è la comparsa di Alì Agca il terrorista turco dei Lupi grigi mancato assassino di Papa Giovanni Paolo II (spari in piazza San Pietro il 13 maggio del 1981). Inizia il ricatto per ottenere la liberazione di Agca e liberazione delle ragazze come contropartita. Un braccio di ferro estenuante che non approda a nulla di concreto nonostante la presenza di un avvocato, Gennaro Egidio, incaricato di seguire gli sviluppi per cono delle famiglie Orlandi-Gregori. Svanita la meteora Agca con il passare degli anni ecco spuntare la banda della Magliana che si infila per un tornaconto criminale: cercare di recuperare quel fiume di denaro dato allo Ior, la banca vaticana, a fini di investimento ma finito nella voragine dei conti del banco Ambrosiano di Roberto Calvi suicidato a Londra.

Tante le piste battute in questi 41 anni ma nessuna che porta a un risultato concreto. E non è nemmeno il caso di nominare gli autori dei falsi scoop che aggiungono solo dolore a dolore, delusione a delusione, rabbia a rabbia. Ma qualcuno, comunque, ci va vicino. E’ l’allora giudice istruttore Ilario Martella secondo il quale il rapimento Orlandi viene organizzato dai servizi segreti bulgari e della Germania Est comunista (la Stasi) in quanto Agca chiama in causa agenti bulgari che di solito fanno il lavoro sporco per conto della casa madre di Mosca. <Devi tacere – fa sapere il funzionario bulgaro Jordan Ormankov a Agca – altrimenti prima il cadavere di Emanuela verrà gettato in piazza San Pietro, poi tu Alì Agca verrai ammazzato>. Ma il lavoro del giudice Martella subisce tanti di quei depistaggi che minano la sua inchiesta istruttoria. Eppure Papa Wojtyla ha le idee chiare già nel Natale del 1983. Nel corso della visita alla famiglia Orlandi afferma che il rapimento di Emanuela e un <intrigo internazionale>. Papa Giovanni Paolo II andava tolto di mezzo perché minacciava l’esistenza stessa dei Paesi dell’allora blocco sovietico.

CHI E’ GIANNI SARROCCO –

Nato a Foggia il 13 dicembre 1942 e vissuto a Torremaggiore fino all’età di 19 anni ha conseguito la maturità classica al liceo Nicola Fiani allora ospitato nel Castello Ducale De Sangro. Nel 1961 trasferito a Roma, dove vive tuttora, per gli studi universitari in Scienze Politiche alla Sapienza (master all’Istituto italiano di pubblicismo annesso allora alla facoltà di Scienze statistiche). Prime esperienze giornalistiche a Torremaggiore durante gli anni del liceo (un periodico di vita locale tirato al ciclostile insieme a un gruppo di volenterosi) e prime corrispondenze da Foggia per i quotidiani il Roma e Il Tempo. Nella capitale ha incominciato a collaborare con il quotidiano napoletano prima saltuariamente e quindi fisso nella redazione di piazza San Silvestro dove era ubicata la sala Stampa. Nel 1965 iscrizione all’albo dei giornalisti pubblicisti e nel 1971 assunto al Giornale d’Italia occupandosi prevalentemente di cronaca nera. Giornalista professionista nel novembre del 1972 e nel 1976 passato a Il Tempo chiamato dall’allora direttore Gianni Letta. Cronista di nera poi redattore al servizio Interni. Inviato sui vari fronti della criminalità organizzata e del terrorismo in Italia e all’estero. Nel 1992 trasferito a Milano per sette mesi per seguire le vicende di Tangentopoli. Rientrato a Roma promosso responsabile di vari servizi quali cronaca di Roma, Interni, Politica e Economia, poi redattore capo centrale e vice direttore fino al 2007 quando ha lasciato il quotidiano di Piazza Colonna. Nel 2009 chiamato dall’allora Capo della Polizia Antonio Manganelli ad occuparsi come consulente delle relazioni esterne del Dipartimento di pubblica sicurezza del ministero dell’Interno rassegna stampa e mensile Polizia Moderna) fino al 2013. Una sola esperienza come saggista: negli anni Ottanta un volume edito dalla Regione Lazio sulla piaga dei sequestri di persona allora in forte escalation in tutta Italia.