Questa è un’iniziativa di attualità e importanza sociale notevole pone il tema dell’autonomia differenziata il cui disegno di legge è passato in Consiglio dei Ministri con qualche modifica anche significativa rispetto al primo documento Calderoli. Un disegno di legge che rappresenta quella che è stata definita una vera e propria secessione dei ricchi aumentando il divario, e dunque le diseguaglianze, fra aree forti e aree deboli del Paese aggravando ancora di più il differenziale negativo del Mezzogiorno. L’eccezionalità dello Stato giuridico di una Regione sancita per le Regioni a Statuto speciale, diventerebbe la regola, mettendo di fatto in discussione il principio dell’unicità e indivisibilità della Repubblica sancito nell’Art. 5 della Costituzione e istituzionalizzando la diseguaglianza dei diritti.
Con l’autonomia differenziata si accentuerà la distanza tra le regioni più ricche e quelle più povere ovvero il divario tra il Nord e il Sud sarà più stridente e la garanzia dei diritti fondamentali delle cittadine e dei cittadini non avrà pari attuazione.
L’autonomia differenziata è il riconoscimento, da parte dello Stato, dell’attribuzione a una regione a statuto ordinario di autonomia legislativa sulle materie di competenza concorrente e in tre casi di materie di competenza esclusiva dello Stato:
i rapporti internazionali e con l’Unione europea, il commercio con l’estero, la tutela e sicurezza del lavoro, l’istruzione, le professioni, la ricerca scientifica e tecnologica, la tutela della salute, l’alimentazione, l’ordinamento sportivo, la protezione civile, il governo del territorio, i porti e gli aeroporti civili, le grandi reti di trasporto e di navigazione, la comunicazione, l’energia, la previdenza complementare e integrativa, il coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario, la cultura e l’ambiente, le casse di risparmio e gli enti di credito fondiario e agrario a carattere regionale.
Insieme alle competenze, le regioni possono anche trattenere il gettito fiscale, che non sarebbe più distribuito su base nazionale a seconda delle necessità collettive.
Questo il tema su cui la società civile è chiamata a dare un contributo di opposizione al fine di bloccare la disgregazione dell’unità nazionale. Sarebbe bello che chi ama il proprio territorio e la propria appartenenza facesse unione di intenti contro un disegno di legge che farà pagare al Sud il prezzo maggiore sui diritti pubblici e civili inalienabili come scuola istruzione sanità ambiente ecologia. Le oltre 20 funzioni attribuibili ogni regione potrebbe trattarle a modo proprio e con le diverse risorse derivanti dai gettiti fiscali . Noi di risorse fiscali ne abbiamo poche.